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Quello che c’è da sapere sulla Tasi

TASI, l’ultima nata nella famiglia delle imposte sulla casa, è destinata a coprire i servizi indivisibili che ogni Comune offre o dovrebbe offrire ai cittadini italiani.

di Antonello Scrimieri 26 set 2014 ore 11:26

Istituita nel regolamento della IUC, insieme alla gemella TARI, l’imposta per i rifiuti, la TASI decorre a partire dal primo gennaio 2014. Si dovrebbe pagare con le stesse scadenze dell’ultima loro sorella l’IMU, quindi entro il 16 giugno l’acconto e entro il 16 dicembre il saldo. Dal momento che molti Comuni non hanno stabilito per tempo le regole per il pagamento dell’acconto per questo primo anno la prima scadenza, per questi comuni, è slittata al 16 ottobre.

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I REGOLAMENTI TASI
La normativa generale ha stabilito dei paletti impositivi ma ogni singolo regolamento Comunale può adattare come meglio crede la norma creando delle vere e proprie fattispecie imponibili o esenti. Vi sono dei tetti massimi, la possibilità di inserire delle detrazioni e non vi sono limiti minimi. Ogni Comune a seconda delle proprie necessità finanziarie potrà e dovrà adattare le detrazioni e le aliquote. Per le modalità di calcolo valgono le stesse regole IMU ma essendo un’imposta sui servizi non graverà solo sul proprietari o usufruttuari ma graverà anche sugli inquilini. Quest’ultimi ne dovranno pagare una percentuale scelta dal regolamento Comunale in maniera autonoma e svicolati dalla quota del proprietario. Ora che le delibere sono tutte pronte e visibili sul portale del Ministero delle Economie e Finanze arrivano i problemi per diverse casistiche possibili e per i diversi comportamenti adottati dai Comuni per casi imponibili uguali.

I LIMITI ALLE ALIQUOTE TASI
Ricordiamo che il legislatore ha previsto che la somma delle aliquote dell’IMU e della TASI non può eccedere l’aliquota massima prevista per l’IMU, ovvero il 10,6 per mille, salvo determinati casi di un ulteriore sforamento dello 0,8 per mille. A causa di questo paletto imposto dalla legge molte case affittate che hanno scontato l’aliquota massima IMU sono state esentate dalla TASI. In questi Comuni gli inquilini, salvo modifiche dell’ultim’ora possono considerarsi liberi dal pagamento del nuovo tributo.

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UNA TASSA PER I DETENTORI A QUALSIASI TITOLO
Questa nuova Service Tax colpisce “i detentori a qualsiasi titolo”. La norma generale ha stabilito che gli occupanti non proprietari possano pagare dal 10% al 30% dalla TASI complessiva e che qualora i regolamenti comunali non lo abbiano deciso entro il 10 settembre 2014 vada applicato il 10% a loro carico. Come detto precedentemente questa obbligazione è autonoma e svicolata da quella che nasca a carico del proprietario che pagherà all’Erario disgiuntamente dall’inquilino. Esaminando un caso pratico-limite, l’obbligo di pagare la TASI nasce anche per gli inquilini sfrattati e, non essendoci solidarietà tra proprietario e inquilino sottoposto a procedura di sfratto l’obbligazione resta in capo al detentore del bene.

GLI OBIETTIVI DELLA TASI
In generale la motivazione che ha spinto il legislatore a creare questa nuova imposta è stata quella di introdurre un tributo sui servizi a carico di chi li sfrutta, proprio per questo motivo si può dire che l’obiettivo che ci si era prefissati si possa considerare fallito. Dopo i primi non semplici calcoli è facile comprendere che per conteggiare le somme da versare all’Erario per la TASI non potranno essere fatte autonomamente dai contribuenti italiani, ma dovranno essere supportati dai propri consulenti fiscali e di conseguentemente dovendoli pagare. Questi costi per i consulenti supereranno il beneficio che ne ricaveranno i Comuni dalle entrate TASI. Questo mette in risalto come una norma utile per dare ossigeno alle municipalità che dovrebbero migliorare i servizi pubblici e il welfare, in realtà sia un grande costo per i cittadini senza raggiungere lo scopo prefissato. In sintesi l’inadeguatezza della norma aggrava una situazione, di per già non facile, creando soltanto degli aggravi di lavoro per i consulenti e degli aggravi di costi per i contribuenti. Inoltre sempre la spesa dei consulenti che dovranno sostenere i detentori non proprietari, per questi calcoli, rivelerà o potrebbe rilevare che l’importo da dover pagare all’Erario è al di sotto della soglia minima “pagabile allo Stato”.

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