Per quelli del processo produttivo è il tempo della responsabilità
Gestione attiva della domanda e “vincoli” alla produzione
di Mauro Artibani 19 lug 2010 ore 10:56I Produttori, dentro solerti opifici, producono quel che si vende di più e meglio; impiegano Pubblicitari, uomini del Marketing e quelli del Credito che confezionano linda, immateriale domanda che sprona acquisti materiali dentro adorni e sfavillanti negozi dove Commercianti smerciano a più non posso a Consumatori che acquistano quel tutto, lo consumano chiudendo il circolo virtuoso che fa nuovamente produrre, che genera crescita, che arricchisce. In questo crescendo rossiniano, la responsabilità degli atti e degli attori tutti forniti di un impeccabile rigore professionale meno uno, manca il record.
Essì, questo fare al meglio genera scorie: depreda risorse, inquina; millanta crediti di ruolo inesigibili, scredita onori, misconosce meriti; esalta imbarazzanti solitudini, esilia il bene comune. Tra questi affanni matura il tempo della responsabilità, per tutti, da assumere in prima persona. Il Consumatore, quello sottratto all’imperio dilettante, ha da fare la sua parte. Tanti tizi così, tutti Professional Consumer, oplà: una tal forza contrattuale si fa lobby; si fanno egemoni.
La gestione attiva della domanda costringe gli offerenti a dispensare offerte meno dispendiose,
cambia i connotati di chi informa e forma il prodotto; la gestione oculata del reddito ne migliora la resa, mette la sordina a creditori predatori, prende la misura degli acquisti, fidelizza chi commercia.
Si calibra così l’impiego delle risorse, vengono sottoposti a controllo i processi di smaltimento, si salvaguarda la qualità dei luoghi, vieppiù quel luogo dove si esercita il lavoro di consumazione; quel mercato, totale ed onnicomprensivo, tanto ampio da farsi Ambiente. Può più il tornaconto che la pedagogia ambientalista: non si può consumare un ambiente consumato!
Dentro un agire professionale di tal fatta, insomma, trovano espressione moti di compiuta responsabilità che incastra le categorie produttive renitenti. Un esercizio così inteso restituisce altresì dignità agli atti di consumo, in barba a certo sociologismo. Un insieme, magari per “legittimo interesse”, che sollecita relazioni solidali.
Un più garbato Io, figlio di una ricchezza non più orfana del benessere, incontra gli Altri ed una nuova intimità con il mondo.
Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009
www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.