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Obama non fa sconti, fa male i conti

Perché i consumatori non sono la parte debole dell’economia di mercato

di Mauro Artibani 7 giu 2010 ore 10:27
Il cipiglio di Obama non fa sconti. Capacità di governo, autorevolezza, compassione vengono messe in campo: “Indispensabile la creazione di un’agenzia per la protezione dei Consumatori: in questa situazione di mercato è essenziale proteggere i deboli.”

Però fa male i conti: se oltre il 70% del PIL viene generato dall’esercizio del consumo, possono questi tizi essere considerati deboli?

Se i Consumatori acquistano, il valore della merce si trasforma in ricchezza; se non si acquista, quel valore si svaluta, si brucia ricchezza.

Se si acquista, poi si consuma, poi occorre riprodurre, poi cresce l’economia; se non si acquista non si consuma, non si deve nuovamente produrre, non si crea occupazione.

Vorrei sommessamente rammentarle, Mister Obama, che se si consuma tutto sale altrimenti tutto scende.

La domanda si esercita mediante l’impiego di reddito o del suo surrogato, il debito: questo il fatto. Da due anni si scende perché quei redditi sono insufficienti, il debito ha fatto sboom ed il credito risulta inattingibile: questo il misfatto.

Come vede, Mister President, la domanda comanda.

Se tanto mi da’ tanto perché non stringe alleanza con tali individui, perché non da’ rappresentanza ai loro interessi piuttosto che intrattenerli con il solo esercizio empatico?

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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