La gestione del risparmio
Cos’è e come orientarsi nel vasto mondo della gestione professionale dei vostri soldi
di Giovanni Fistetti 9 set 2010 ore 10:52La gestione del risparmio, nota anche come asset management, è l’attività esercitata da un intermediario finanziario - banca, SIM, SGR - nell’ambito di un mandato fiduciario che il risparmiatore conferisce allo stesso. Obbiettivo della gestione del risparmio è la costituzione di un portafoglio efficiente, che ottimizzi il rapporto rischio-rendimento del risparmiatore.
La gestione del risparmio in senso stretto si distingue sia dalla raccolta bancaria diretta (conti correnti, depositi vincolati) sia dal risparmio amministrato, vale a dire dal servizio di custodia e amministrazione titoli che le banche prestano a coloro che acquistano direttamente azioni, titoli di Stato e obbligazioni. In Italia la gestione del risparmio può essere prestata secondo differenti tipologie: la gestione in monte, la gestione su base individuale e la gestione di tipo assicurativo. La gestione in monte è l’attività svolta dalle società di gestione del risparmio (SGR) attraverso i fondi comuni di investimento e i fondi pensione e dalle società di investimento a capitale variabile (SICAV). Sono autorizzate all’esercizio della gestione di portafogli su base individuale le banche, le società di intermediazione mobiliare (SIM) e le SGR, attraverso le gestioni patrimoniali mobiliari (GPM) e le gestioni in fondi (GPF). La gestione di tipo assicurativo è esercitata dalle compagnie assicurative attraverso le polizze vita tradizionali e con quelle a contenuto prevalentemente finanziario (index e unit linked).
Gestione del risparmio: come orientarsi
Di fronte a tale complessità e articolazione di tipologie, strumenti e intermediari per la gestione del risparmio, l’investitore retail si ritrova spesso smarrito e privo delle necessarie chiavi di analisi per valutare quale sia la scelta più adeguata di allocazione del proprio risparmio. Di seguito proverò a illustrare sinteticamente alcune linee guida di orientamento che, come consulente finanziario indipendente, fornisco ai risparmiatori all’inizio di ogni rapporto professionale. Il primo passo è quello di scegliere una filosofia di investimento. L’approccio alla gestione del risparmio è caratterizzato da due correnti di pensiero: la gestione attiva e la gestione passiva. La prima è l’attività esercitata dai gestori istituzionali (banche, SGR, SIM, assicurazioni) mediante i diversi veicoli di investimento consentiti dalla legge, con la finalità di ottenere un rendimento superiore a quello medio del mercato di riferimento, misurato dal benchmark. La gestione passiva consiste, invece, nel replicare esattamente l’andamento di un indice rappresentativo di un mercato (ad es. il FTSE MIB) mediante appositi strumenti: ETF, certificate di tipo tracker e fondi indicizzati.
Gestione attiva contro gestione passiva
L’industria del risparmio gestito è nata e si è sviluppata sul presupposto che l’investimento del risparmio da parte dei soggetti specializzati potesse offrire al risparmiatore il miglior rapporto tra rischio e rendimento a seconda degli obiettivi attesi. Finché non sono stati introdotti i fondi indicizzati, gli ETF e i certificate, l’investitore non aveva altre opzioni se non il fai-da-te e la delega di gestione dei risparmi ad un gestore attivo. L’ampia letteratura sull’industria del risparmio gestito ha evidenziato alcune peculiarità relative ai rendimenti della gestione attiva, che, seppure apparentemente scontate, possiedono comunque una valenza scientifica. Un importante risultato raggiunto dalle ricerche di Sharpe (da cui il nome di un indicatore di performance dei fondi) porta a ritenere che la gestione attiva sia inevitabilmente un gioco a somma zero, nel quale il rendimento medio aggregato dei gestori attivi non può superare il rendimento medio aggregato degli strumenti di gestione passiva, in quanto la performance dei fondi indicizzati, degli ETF e certificate è una media ponderata delle performance del mercato al lordo dei costi di gestione. In pratica, se un gestore attivo ottiene rendimenti al lordo dei costi in linea con la media di mercato, all’investitore spetterà un rendimento, al netto dei costi applicati per remunerare l’attività del gestore e la struttura amministrativa dell’intermediario, inferiore al mercato. Per il risparmiatore ciò si traduce in un’alta probabilità di scegliere gestori attivi inefficienti, con il risultato di ottenere nel tempo performance inferiori a quelle che si sarebbero ottenute con gli ETF. I costi di questi ultimi sono, infatti, di gran lunga minori dei costi dei fondi, delle GPM, delle GPF e delle unit linked, poiché gli ETF non hanno bisogno di specialisti che sostengono costi di ricerca e selezione dei titoli da acquistare o vendere. Per quanto battere sistematicamente il mercato sia poco probabile, non significa che sia altresì impossibile. I gestori attivi e “sistematicamente” bravi esistono, ma occorrono capacità di selezione e specifiche risorse per individuarli, con l’avvertimento che i risultati passati non sono necessariamente indicativi di uguali risultati futuri.
L’approccio core-satellite alla gestione del risparmio
Il mio approccio da consulente indipendente è di tipo core-satellite, consistente nel raccomandare per almeno il 90% del portafoglio strumenti di gestione passiva a costi contenuti, in particolare ETF, oppure titoli obbligazionari, destinando una componente marginale del portafoglio alla selezione di fondi comuni di investimento e/o SICAV sulla base di sistematicità e robustezza dei risultati. Se il mercato finanziario è, infatti, un gioco a somma zero, diventa fondamentale ridurre quanto possibile i costi di gestione. Ecco perché generalmente non raccomando quei prodotti finanziari, come le polizze miste, le unit linked e i fondi di fondi, che risultano mediamente più onerosi di alternative equivalenti. In questi casi, il maggior costo non è garanzia di maggiore qualità, ma spesso, invece, di una maggiore probabilità di rendere meno del mercato al netto dei costi. Gli ETF, al contrario, sono strumenti molto efficienti in termini di costo, replicano l’indice in cui si sceglie di investire, sono quotati sulle borse valori e risultano facilmente acquistabili presso la propria banca. Tuttavia, anche gli ETF e gli strumenti di gestione passiva in generale, richiedono un’attività di selezione in quanto occorre valutarne la liquidità, che non risulta omogenea tra i diversi strumenti disponibili. Un portafoglio core-satellite necessita di un monitoraggio costante e di periodiche revisioni per valutare opportuni ribilanciamenti, attività svolte per il cliente dal consulente fee only.
Per approfondimenti:
Gli intermediari finanziari
Le società di gestione del risparmio
Le regole di comportamento delle Società di gestione del risparmio
Polizze vita unit e index linked
Gli ETF: cosa rappresentano e su cosa investono
I vantaggi degli Etf
Il consulente finanziario indipendente
Giovanni Fistetti
Consulente finanziario indipendente associato NAFOP
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Articolo a cura della associazione nazionale dei consulenti indipendenti fee only – NAFOP
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