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Default banche: cosa potrebbe accadere se una banca fallisse

Vediamo cosa potrebbe accadere, strumento per strumento, se un'azienda di credito andasse in default. E cosa fare per difendersi da questa eventualità. Diversificare è sempre meglio

di Giacomo Saver 16 ott 2012 ore 12:39
Sebbene sia un'ipotesi remota, la possibilità che una banca fallisca (tecnicamente vada in liquidazione coatta amministrativa) è un'ipotesi assolutamente concreta. In questo caso si aprirebbero scenari diversi a seconda delle tipologie di strumenti finanziari in deposito e del rapporto con la banca in difficoltà.

I conti correnti e i depositi
Il deposito bancario – o i conti deposito – sono e restano investimenti sicuri. A tutelare il risparmio dei sottoscrittori, infatti, c'è il fondo interbancario di tutela dei depositi che garantisce il rimborso del credito verso la banca in difficoltà fino a 100.000 euro per depositante e per istituto. Se la stessa persona dispone di più conti presso altrettante banche, la garanzia si moltiplica: 100.000 euro per ogni Istituto. Sebbene il fondo non abbia risorse sufficienti a garantire il salvataggio di grosse banche, esso è comunque una garanzia per il risparmiatore. Va peraltro detto che se fossero nomi importanti ad avere delle difficoltà, il salvataggio non vedrebbe coinvolto il fondo, ma seguirebbe altre strade (ad esempio la fusione della banca “malata” con una sana come avvenne in passato in più di un'occasione). Possiamo quindi concludere che il depositante non corre pericoli, neppure nel caso di default della propria banca.

Certificati di deposito e Pronti Contro Termine
I certificati di deposito rientrano nella garanzia del fondo interbancario solo se nominativi, quelli al portatore ne sono esclusi. I Pronti contro termine, invece, restano comunque esclusi dalla garanzia. In questo caso, a tutelare il depositante, è l'emittente del titolo sottostante l'operazione. Per questo è bene evitare operazioni di pronti/termine in cui lo strumento finanziario sottostante è emesso dalla banca stessa.

Fondi di investimento e strumenti in dossier
Anche gli strumenti finanziari detenuti presso un conto titoli e i fondi di investimento sono al sicuro. I primi, infatti, sono solo in deposito presso l'istituto e questi non può disporne a nessun titolo ed in nessun modo. Tecnicamente si tratta di beni di terzi in deposito, e pertanto essi non sono aggredibili dai creditori dell'azienda in difficoltà. I fondi, invece, sono costituiti da un patrimonio autonomo e separato da quello della banca collocatrice. Ne segue che in caso di dissesto del Gruppo bancario di appartenenza, essi sarebbero liquidati e il ricavato sarebbe diviso tra i risparmiatori, senza perdita alcuni in capo agli stessi. L'unico danno potrebbe derivare dal basso valore di realizzo degli strumenti detenuti dal fondo stesso, ma ciò avrebbe a che fare solo con l'andamento negativo dei mercati finanziari e non con il dissesto della banca.

Obbligazioni e azioni della banca
In questo caso gli obbligazionisti e gli azionisti della banca in default subirebbero una perdita consistente, stimata nel 100% del proprio capitale. Teoricamente gli obbligazionisti dovrebbero essere rimborsati prima degli azionisti che – in quanto soci – saranno gli ultimi a ottenere soddisfazione. Tuttavia il default presuppone che i debiti superino di gran lunga gli attivi, con il risultato che entrambi (azionisti ed obbligazionisti) perderanno i loro soldi.

Come difendere i propri soldi
Sebbene, lo ripetiamo, il rischio di fallimento di una banca è un'ipotesi piuttosto remota, il risparmiatore preoccupato da questa eventualità ha alcuni strumenti a sua disposizione:

1) la diversificazione: per capitali importanti (diciamo pari ad alcune centinaia di migliaia di euro) non è mai opportuno utilizzare una sola banca o un solo conto deposito. E' molto più saggio e prudente diversificare il rischio aprendo almeno un paio di conti. L'ideale è tenere il saldo di ciascun conto tra i 50.000 ed i 100.000 euro. Per importi inferiori a 50.000 euro non è opportuno utilizzare più di un conto deposito per non duplicare l'imposta di bollo;
2) evitare di sottoscrivere certificati di deposito al portatore, informandosi bene al momento della stipula del contratto;
3) informarsi accuratamente sul titolo sottostante un'operazione di pronti contro termine. Se essa è costruita su un'obbligazione emessa dalla stessa banca che propone il PCT lasciare perdere, perché si perderebbe la garanzia in caso di fallimento dell'istituto;
4) evitare di acquistare o di sottoscrivere azioni o obbligazioni del proprio istituto, o se le si sceglie, limitare l'importo investito in esse al 10-15% del capitale disponibile per motivi prudenziali.

Le azioni di altri emittenti, le obbligazioni e i fondi invece on presentano particolari rischi nemmeno in caso di dissesto dell'istituto presso il quale essi sono in deposito.

Giacomo Saver
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