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Tfr in busta paga (per chi si è perso qualche puntata)

Il Governo Renzi, per dare liquidità agli italiani e con la speranza di incentivare la ripresa dei consumi, ha proposto di dare mensilmente ai lavoratori dipendenti parte del Tfr.

di Antonello Scrimieri 10 ott 2014 ore 10:40

La proposta del Governo di questi giorni, tra critiche e discussioni, propone di dare mensilmente ai lavoratori dipendenti netto in busta paga un aumento compreso tra i 40 e gli 80 euro circa. Questi soldi non nascono da un vero incremento dei salari ma da una anticipazione del trattamento di fine rapporto.

TFR IN BUSTA PAGA: QUANTO AUMENTEREBBE LO STIPENDIO
Secondo gli esperti del settore, entrerebbero nelle buste paga dei lavoratori all’incirca 40 euro al mese, qualora venisse erogato il TFR al 50%, circa 62 euro, qualora venisse erogato il 75%, e circa 82 euro al mese, qualora venisse erogato il 100%. Nel caso in cui si decidesse di mantenere le attuali agevolazioni fiscali, la cifra mensile varierebbe di circa 5 euro. I lavoratori interessati dalla nuova riforma per l'anticipo del TFR in busta paga dovrebbero essere esclusivamente i dipendenti del settore privato, ovvero circa 12 milioni. La norma non dovrebbe toccare i 3 milioni di dipendenti del settore pubblico. Nel settore privato, secondo i dati statistici, ogni anno vengono erogati circa 315 miliardi di euro di stipendi contro i 115 miliardi di quelli destinati ai lavoratori pubblici per un totale di circa 430 miliardi di retribuzioni annue. Questi dati generano ogni anno un TFR di circa 21 miliardi, 451 milioni di euro.

INFOGRAFICA: Quanto aumenterebbe lo stipendio con il Tfr in busta paga

LIQUIDITA’ DISTRIBUITA NEL TEMPO
Il Trattamento di Fine da Rapporto, da sempre, dà ai lavoratori dipendenti che si accingono ad andare in pensione la possibilità di avere quella liquidità necessaria per ristrutturare la propria vita per affrontare la terza età. La nuova riforma sposterebbe e spalmerebbe questa liquidità nel corso della carriera professionale di ogni dipendente. In una situazione di crisi e di emergenza come questa aiuterebbe molti italiani a far fronte alle spese di tutti i giorni. Per tutte quelle persone che non hanno necessità di questa liquidità o che non vogliano utilizzare anticipatamente questa liquidità, resta la facoltà di accantonare queste somme, o parte di esse in maniera autonoma presso gli istituti di credito che ritengono più idonei a soddisfare le proprie esigenze.

LA TASSAZIONE DEL TFR UNA VOLTA INSERITO IN BUSTA PAGA
Senza entrare troppo nella specifica normativa fiscale, sappiamo che il trattamento di fine rapporto risente di una fiscalità agevolata rispetto agli scaglioni IRPEF previsti per il reddito da lavoratore dipendente. La tassazione speciale nasce dalla straordinarietà dell’evento; questa riforma renderebbe il TFR una quota fissa mensile eliminando quella straordinarietà della sua erogazione. La conseguenza potrebbe essere la diversa tassazione del trattamento di fine rapporto. Questo porterebbe liquidità immediata ai lavoratori italiani creando però maggior gettito per le casse dell’Erario. Questo fa comprendere che il totale netto che riceverebbe il dipendente sarebbe inferiore al totale netto che genererebbe il TFR erogato a conclusione del rapporto di lavoro.

TFR IN BUSTA PAGA E IMPRESE
Infine ricordiamo che il trattamento di fine rapporto spesso resta in azienda e viene utilizzato dagli imprenditori come fonte di autofinanziamento. L’erogazione del trattamento di fine rapporto toglierebbe liquidità alle imprese che in questo periodo affrontano serie problematiche con le banche per ricevere ulteriore liquidità. Per arginare questo nuovo problema si spera che la normativa introdurrà strumenti o agevolazioni per le imprese.

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