Le basi del bilancio familiare
Tenere i conti per tenere il passo. E non restare a secco prima del tempo
di Marco Delugan 28 gen 2010 ore 15:34Per trovare la giusta velocità, il giusto ritmo di spesa, bisogna prima di tutto sapere “cosa si ha nelle gambe”, e come distribuire lo sforzo.
Primi concetti di base: reddito e patrimonio netto - Il reddito è la somma delle entrate. Alcune di queste entrate hanno tipicamente una cadenza temporale precisa:
- mensile: entrate da lavoro dipendente o assimilabile; rendite vitalizie, come quelle assicurative, ad esempio; assegni di mantenimento; affitti ricevuti;
- semestrale: interessi da titoli di Stato e obbligazioni emesse da aziende private;
- annuale: interessi bancari e postali, dividendi azionari, rimborsi fiscali.
I redditi da lavoro autonomo possono non avere cadenza certa e prevedibile, così come le plusvalenze da capitale.
Se accanto ai reddi calcoliamo le spese, possiamo arrivare a qualche cosa di simile a un vero e proprio conto economico. Non sarà così complesso come quello delle aziende, ma potrà comunque darci una importante fotografia di come si muovono i nostri soldi.
Le spese possono essere divise in spese fisse e in spese variabili. Tra le spese fisse abbiamo quelle per l’affitto, il condominio, il riscaldamento, l’assicurazione auto e il bollo, le tasse, le bollette per luce e gas, ad esempio. Tra quelle variabili abbiamo i trasporti, la manutenzione dell’auto, le spese sanitarie, i divertimenti, eccetera.
Il patrimonio netto è l’insieme delle attività meno l’insieme delle passività della famiglia. Le attività possono essere finanziarie, come i depositi bancari e postali, i crediti, azioni e obbligazioni possedute, quote di partecipazione a fondi comuni, eccetera; oppure reali, come le case e i terreni, detti beni immobili, le automobili, i quadri, i mobili, l’oro e i gioielli, chiamati beni reali mobili. Le passività sono i debiti per prestiti personali accesi, i mutui contratti, i contratti di leasing, eccetera. Una colonna accanto all’altra, attività da una parte e passività dall’altre, e abbiamo lo stato patrimoniale.
Attenzione, però: non sempre è facile valutare gli elementi del patrimonio. Quello che ci interessa è capire quanto siamo ricchi, anche per sapere quanto possiamo ricavare dall’eventuale vendita di uno dei nostri asset. Ma poi, in pratica, è diverso il caso di una vendita tranquilla da quello di una vendita di emergenza: è molto probabile che dalla seconda ricaveremo meno.
Elaborare il conto economico e lo stato patrimoniale permette di capire la propria forza economica, di stabilire il ritmo giusto per le spese, e decidere se e come investire quello che rimane.
Il rapporto di indebitamento ideale - Permette anche di capire quanto indebitarsi. Sappiamo che viviamo in una economia dove non indebitarsi risulta quasi impossibile. Anche senza voler strafare, automobile e casa vengono spesso acquistati accendendo prestiti e mutui. Ma, allo stesso tempo, è meglio non strafare. Un punto di riferimento per capire se ci si è indebitati troppo è il “rapporto di indebitamento”. Lo si calcola sommando quanto si paga per onorare i propri debiti ogni mese, compresi affitto e mutuo, e dividendo poi il totale per il reddito mensile netto. Si moltiplica il tutto per cento. Il risultato non dovrebbe superare il 30%.
Ad esempio, se il totale delle spese per il “servizio del debito” è di 1.000 euro al mese, e il reddito netto è di 3.000, il rapporto di indebitamento sarà:
(1.000 : 3.000) X 100 = 33,3%
… di poco, ma comunque superiore alla soglia massima.
Tenere i conti - Cosa fondamentale, per iniziare questa “presa di coscienza” della nostra condizione finanziaria, è tenere con diligenza e precisione i conti di casa. Impresa faticosa, forse anche un po’ noiosa, ma necessaria.
Marco Delugan
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