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Come pagare i diritti alla S.C.F. per locali e negozi

Dopo aver pagato il canone Rai e l'abbonamento alla S.I.A.E., per ascoltare la musica nei locali pubblici e/o nei negozi, bisogna pagare un'ulteriore tassa. Si tratta della tassa da pagare alla S.C.F. (Società Consortile Fonografici) che dovrebbe raggruppare gli interpreti e/o i produttori fonovideografici, in pratica gli interpreti della musica.

Istruzioni
Difficoltà
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Cosa serve

  • Riproduttore di musica in locale pubblico/negozio

Approfondimento:

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  1. Come forse tutti sappiamo, in Italia vi è una Legge che tutela gli autori ed editori di testi musicali (Legge 22/04/1941 n° 633 - modificata dai D.L.vo 95/2001, D.L.vo 68/2003, D.L.vo 118/2006 e D.L.vo 140/2006 Legge 2/2008). Nella stessa Legge, si fa riferimento anche agli interpreti della musica. Per tanti anni nessuno ha mai fatto attenzione a questa cosa, ma nel 2000 nasce la S.C.F. per "gestire in Italia la raccolta e distribuzione dei compensi dovuti ad artisti e produttori discografici, per l'utilizzo in pubblico di musica registrata".
  2. Questa società è un consorzio privato creato e composto da molte società discografiche (ma non da tutte) per riscuotere non i diritti d'autore, bensì i diritti collaterali e connessi, ovvero quelli di soggetti diversi dagli autori, come appunto interpreti e/o produttori fonovideografici. Questa società privata però non ha l'autorità per effettuare verifiche e/o controlli, per cui si serve di un'agenzia di investigazioni privata, la "Hunter", che attraverso personale proprio munito di tesserino da guardia giurata oppure guardia giurata particolare, effettua controlli e verifiche nei locali e negozi.
  3. Purtroppo per i gestori di locali pubblici e negozi, questa società non ha neanche un tariffario preciso e trasparente, ma come viene da loro indicato "SCF negozia con i singoli utilizzatori o con le loro associazioni di categoria la misura del compenso dovuto ad artisti e produttori discografici (anche chiamato equo compenso). Tutto ciò è in contrasto con il D.P.C.M. 01/09/1975 che fissa la misura del compenso massimo dovuto al produttore nella misura del 2% per i diritti connessi, mentre in realta tali compensi risultano essere addirittura più alti di quelli corrisposti alla S.I.A.E.
  4. Quindi la S.C.F. rappresenta non tutte, ma soltanto parte delle case discografiche, per cui se un domani le case discografiche oppure gli artisti non facenti parte della SCF richiedessero anche loro il pagamento dei compensi, i gestori di locali e negozi dovrebbero pagare una nuova tassa. Purtroppo, avendo molte associazioni di categoria sottoscritto una convenzione con SCF sulla tariffa da pagare per la musica registrata trasmessa all'interno di negozi e locali pubblici, bisogna fare buon viso a cattivo gioco e pagare.
  5. Come fare per pagare? Visto che la tariffa richiesta in prima battuta va da un minimo di 87 euro ad un massimo di 930 euro a seconda della categoria del locale e della tipologia dell'apparecchio utilizzato, per non incorrere in cartelle di pagamento che seguirebbero la via di ogni altra cartella (Equitalia e/o altro agente incaricato della riscossione) devi recarti presso una sede di Confcommercio provinciale e compilare il modulo di "dichiarazione di adesione". Confcommercio provvederà a trasmettere il modulo alla SCF che ti contatterà e "contratterà" direttamente con te la tariffa annua da corrispondere (solitamente ti fanno uno sconto compreso tra il 15% ed il 30% della richiesta iniziale).

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