I privilegi delle banche
La lettera di un nostro lettore sui privilegi delle banche, e su come superarli. Per sbloccare le attività di migliaia aziende e la vita di altrettante famiglie. E rilanciare la crescita economica.
di Redazione ABCRisparmio 8 mar 2012 ore 08:39Riceviamo e pubblichiamo. Se avete anche voi idee, opinioni o storie che volete raccontare sui vostri rapporti con banche, assicurazioni, agenzie delle entrate… speditele a contributi@soldionline.it.
In occasione della recente conferenza stampa del Presidente Monti, di presentazione del Decreto cd. “crescitalia”, lo abbiamo sentito usare parole come liberalizzazioni; riconoscimento del merito, rigore, equità e crescita; meno spazio per rendite parassitarie e privilegi, più mercato. Le espressioni usate contrastano però con i contenuti del Decreto che, se da un lato chiede sacrifici agli italiani, dall’altro non scalfisce i peculiari privilegi concessi ai soli Istituti di Credito i quali nel confronto con i consumatori –privati ed aziende- non solo sono favoriti dal fatto di possedere risorse economiche illimitate (rifinanziati con tassi dell’1%), ma si vedono avvantaggiati nell’ottenimento delle loro ragioni, legittime o meno, da norme privilegiate. Infatti, nel nostro Paese sono in vigore normative che pongono gli Istituti di Credito in una posizione di ingiustificato vantaggio rispetto all’interlocutore più debole e, già solo per tale ragione, più meritevole di tutele.
Parliamo dei privilegi delle Banche, che appaiono di tutta evidenza sostanziali violazioni dell’Art. 3 della Costituzione. Numerosi sono infatti i privilegi detenuti dalle Banche, mediante i quali assoggettano gli utenti ad una posizione di inferiorità riducendoli in stato di soggezione e di continuo bisogno e di sostanziale schiavitù .
Mi riferisco in particolare, tra gli altri, alle discrezionali segnalazioni presso le Centrali dei Rischi ed al facile ottenimento dei decreti ingiuntivi ex art. 50 T.U.B.
Le assolutamente discrezionali segnalazioni alle varie Centrali dei Rischi, bollano di una immeritata infamia l’utente, che si vede sbarrata la porta di accesso a qualsivoglia credito legale. Le Banche, utilizzano la Centrale dei Rischi come una sorta di “pollice verso”, quasi ad emulazione degli Imperatori Romani, decidendo così a proprio piacimento la vita o la morte di un utente.
La vis compulsiva bancaria, cioè la cosiddetta violenza psichica consistente nella sola brutale prospettazione, di una segnalazione o di un’azione esecutiva, esercitata sull’utente con lo scopo di ottenere un indotto consenso al pagamento di somme indebite, è di tale gravità da far temere ad una persona sensata che essa, non seguendo l’imposizione, esporrebbe sé stessa, i garanti, ed i relativi beni ad un male ingiusto e notevole.
L’istituto della “Centrale Rischi” è stato invero creato dalla Banca d’Italia per il raggiungimento di un interesse pubblico volto a consentire agli Istituti bancari di valutare la solvibilità dei richiedenti il credito, quindi per abbattere i propri rischi nel prestare denaro. Di fatto, le segnalazioni ed anche la mera minaccia di esse, vengono utilizzate dalle Banche in maniera distorta, come strumento di pressione/estorsione per costringere la vittima/cliente al pagamento di somme non dovute.
Codesto istituto, unilaterale e discrezionale che non trae origine da norme di legge ed utilizzato in maniera strumentale provoca, come detto, l’esclusione della persona o dell’Azienda segnalata dal mondo del credito legale ed il Suo annientamento.
Ulteriore discrezionale mezzo di supremazia e di abuso concesso alle Banche è rappresentato l’art. 50 del d.lgs. n. 385/93 che rende estremamente semplice e celere il rilascio di Decreti Ingiuntivi agevolmente esecutivi.
Difatti, in base alla riferita norma del T.U.B.(testo unico bancario) è sufficiente la mera attestazione di veridicità e liquidità del credito effettuata da un funzionario bancario, affinché il Giudice adito conceda Decreti Ingiuntivi provvisoriamente esecutivi. Perciò, qualora i presunti crediti vantati dalle Banche, fossero effettivamente non esatti, ad esempio perché fondati su contratti “uso piazza”, affetti da nullità insanabile ed imprescrittibile, o comprensivi di interessi anatocistici o fossero addirittura il frutto di interessi d’usura, oppure se fossero fatti lievitare dai prodotti cd. “derivati” o ancora, da investimenti spazzatura, il presunto debitore sarebbe costretto ad incardinare un lunghissimo ordinario processo di cognizione, al fine di far valere le proprie ragioni.
Nelle more del procedimento civile le Banche possono agevolmente aggredire e mettere all’asta l’intero patrimonio della vittima. Alla luce delle risultanze di migliaia di procedimenti giudiziari, che vedono le Banche soccombenti, sta emergendo che la quasi totalità dei Decreti Ingiuntivi ottenuti con le modalità dell’art. 50 TUB, sono risultati costituiti da somme non dovute, quindi, conseguenza di false dichiarazioni.
Da quanto esposto emerge con tutta evidenza come i descritti privilegi normativi pongono gli Istituti di Credito in una posizione di immeritato vantaggio rispetto agli utenti che si vedono sbarrata la porta di accesso a qualsiasi credito legale, emarginati dall’economia reale e costretti a contrapporsi in un confronto impari. La mancata attenzione verso i privilegi delle banche, stride con i dichiarati principi di liberalizzazione, concorrenza, apertura del mercato con meno spazio alle rendite parassitarie evocate dal Governo.
Partendo da tali assunti riteniamo che la seguente proposta possa essere degna di accoglienza.
In un periodo storico di grave crisi economica e di sperequazione sociale come l’attuale, in cui ogni giorno sentiamo ripetere il richiamo al “senso collettivo di responsabilità” o “alla necessità ed urgenza di porre in essere sacrifici per salvare il Paese”, nonché alla esigenza di individuare strumenti per rilanciare lo “sviluppo del Paese”, sarebbe auspicabile che gli esponenti politici, il Governo ed il sistema bancario (Banca d’Italia // ABI) ponessero l’attenzione ai meccanismi perversi descritti nella esposta analisi, che stanno bloccando di fatto le attività di migliaia aziende e la vita di altrettante famiglie.
PROPOSTA: Si potrebbe prendere in considerazione la costituzione di un tavolo “politico” per la risoluzione dei rapporti critici fondati su talune pretese creditrici delle Banche manifestamente controverse e/o che traggono origine da inique condizioni di credito, partendo ad esempio dai seguenti rapporti:
1) mutui e/o rapporti di c/c fondati su contratti nulli per indeterminatezza dell’oggetto, cd. “uso piazza” o per difetto di causa; rapporti bancari affetti da contratti “Derivati” e/o titoli cd. “spazzatura”;
2) richieste di rientro immediato dai fidi, senza fondati motivi.
Siffatta iniziativa condurrebbe certamente ai seguenti positivi risultati.
1) Riduzione delle contrapposizioni ed ostilità tra i consumatori e le Banche, che non sono più in grado di offrire serenità ed affidabilità, anche solo con riferimento al rispetto dalle norme giuridiche di settore.
2) Conseguimento di rinnovata fiducia nelle Istituzioni che dimostrerebbero di occuparsi concretamente dei consumatori e di tutelarli adeguatamente.
3) Riduzione dei Fallimenti, della disoccupazione e della diseconomia Nazionale.
4) Riduzione dei contenziosi bancari con il conseguente decongestionamento degli uffici giudiziari.
5) Reinserimento nell’economia legale di migliaia di piccole e medie Aziende e di Famiglia.
Nell’attesa che tale iniziativa si realizzi, si potrebbe dare attuazione ad un congelamento/sospensione, fino alla completa definizione del contenzioso, di ogni procedura esecutiva per espropriazione immobiliare il cui titolo esecutivo è fondato sui descritti rapporti bancari controversi già oggetto di opposizione, anche ai sensi dell'art. 615 cod. proc. civ., da parte del debitore, ovvero su rapporti bancari fondati su titoli esecutivi non opposti, ma oggetto di procedimenti penali anche non definitivi.
Per attuare tale proposta non occorre approvare leggi o emendamenti, ma solo una volontà politica che riunisca intorno ad un tavolo la Banca d’Italia, l’ABI e qualche Associazione dei consumatori rappresentativa a livello nazionale (tra cui la Rete che essendo apolitica dialoga con tutti), con lo scopo di agevolare la chiusura di annosi contenziosi tra banche e clienti. Ne deriverebbe una grande operazione di immagine per il Governo e per le Banche a costo ZERO, che permetterebbe a migliaia di cittadini/consumatori il reinserimento nell’economia legale.
Silvestro Dell’Arte
silvestro@dellartesrl.it