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Le polizze contro terremoti e catastrofi naturali

L'offerta assicurativa in materia di disastro come terremoti e catastrofi naturali non brilla per gamma di prestazioni né dal punto di vista quantitativo né da quello qualitativo

di Redazione Soldionline 9 set 2019 ore 12:07

polizze-terremoti-catastrofi-naturaliDopo aver opportunamente incrociato le dita e toccato ferro, saranno stati in molti a interrogarsi su come difendersi, sotto il profilo dell’incolumità fisica e patrimoniale, in caso di disastri e come attrezzarsi di conseguenza in materia di previsione del rischio. Attenzione, però! Non i disastri "consueti", che comunque godono di un’incidenza non trascurabile sul piano statistico (come incidenti ferroviari o aerei), ma i "disastri" con la D maiuscola.

In verità con le apocalissi ricorrenti il Belpaese intero, da Nord a Sud, una certa dimestichezza ce l'ha: il rosario di catastrofi, purtroppo, la Penisola se l'è sgranato quasi per intero. A volte erano semplicemente inevitabili (vedi i terremoti di un territorio ad alta vocazione sismica), altre volte c'entrava la mano cinica della speculazione (dighe fasulle, disboscamenti selvaggi con conseguenti alluvioni e inondazioni). Paure inconfessabili alle quali a volte la scaramanzia oppone l'inerzia di un silenzio inopportuno e un po' sciocco. Incubi ai quali politiche ecologiche dissennate e sconvolgimenti ambientali di tipo planetario hanno conferito nel recente passato l'amaro, reale spessore di iatture naturali (come tsunami o uragani) non più sporadiche, ma sistematiche. E se i grandi protocolli ambientali, concordati dalle nazioni della Terra, cercano di correre ai ripari, il problema se lo pone inevitabilmente anche la grande industria delle assicurazioni.

 

Certo, una polizza antisisma può apparire come un'aspirina contro il cancro, ma di sicuro alle vittime di calamità può consentire, se possono permettersi una copertura assicurativa, di riprendere a vivere. C'è solo un particolare. L'offerta assicurativa in materia non brilla per gamma di prestazioni né dal punto di vista quantitativo né da quello qualitativo. Spesso anzi l'evento-cataclisma è causa esimente della prestazione risarcitoria: se, ad esempio, vivete sugli argini di un fiume che ogni tanto ha il vizietto di gonfiarsi un po' troppo, il consiglio migliore è cambiare aria e alla svelta. Su questo fronte, infatti, molte Compagnie si rivelano, non a torto purtroppo, interlocutori assai refrattari: il business mal si concilia con un ambiente ad alto potenziale dannoso. Nel mercato è questa la logica prevalente. E persino una banale polizza antifurto spesso prevede l'esclusione del risarcimento se la casa è stata svaligiata durante un terremoto, un incendio o un tumulto di piazza.

Non mancano tuttavia le aperture. Alcune compagnie, ad esempio, si rivolgono agli imprenditori, partendo dal postulato che è probabilmente più conveniente ripristinare economie gravemente colpite piuttosto che rifiutare collaborazione. Il target-clientela, dunque, comprende stabilimenti produttivi, aziende commerciali, uffici, depositi e simili. L'obiettivo dichiarato del contratto recita di conseguenza così: garantire, attraverso l'indennizzo finanziario dei danni subiti, la sopravvivenza di un'azienda o di un'attività colpite da un evento gravissimo. Il ventaglio delle coperture si estende naturalmente, oltre alla normale rosa di eventi nefasti gravi ma comunque probabili (incendio, fulmini, esplosioni purchè non causate da ordigni, fughe di gas, caduta di aerei), anche ad «eventi naturali catastrofali» come terremoti, alluvioni, inondazioni, eventi atmosferici ad alto coefficiente di devastazione, sconvolgimenti sociopolitici) e altro. In questo senso esistono persino formule assicurative che puntano pragmaticamente a facilitare le cose al cliente, elencando non i rischi coperti, ma quelli esclusi: tutti gli altri eventi (quelli non menzionati) sono garantiti.

Da noi viceversa ha acquistato toni animati il dibattito sull'opportunità dell'assicurazione obbligatoria contro i danni provocati da calamità naturali ovvero, in altre parole, sull'obbligo per i proprietari di fabbricati di assicurare i propri immobili contro le suddette calamità. E se questo sembra l'orientamento dell'Amministrazione Centrale, di diverso avviso sembrano essere alcune realtà del mondo associazionistico: come l'Unione dei Piccoli Proprietari che, ad esempio, qualche anno fa bocciò decisamente l'intenzione, vivisezionando la casistica, disastro per disastro. Ecco in sintesi le conclusioni.

Terremoti: la maggior parte dei crolli è dovuta ad edilizia negligente o fuorilegge. Bradisismi: si verificano in aree ben note e quindi prevedibili. Frane: si tratta di un disastro annunciato, provocato dalla rinuncia alle coltivazioni e dal disboscamento selvaggio. Inondazioni: l'intervento umano ha modificato la crosta terrestre, i corsi d'acqua non vengono ripuliti, la manutenzione dei corsi d'acqua pubblici e degli scarichi urbani è pessima, il sottosuolo è stato spesso alterato da opere pubbliche. Considerazione finale: meglio piani di recupero ambientale che collette per riparare i danni dipendenti dalla cattiva gestione del territorio.

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