Come si assicurano gli sportivi professionisti
Ogni sport incorpora un rischio, grande o piccolo che sia. Ma come ci si assicura per i rischi sportivi? Ci sono polizze per i professionisti dello sport?
di Redazione Soldionline 9 set 2019 ore 12:06Sport uguale rischio, è quasi un’equazione. Automobilismo, motociclismo, pugilato, rugby, calcio, ciclismo, sci e sport invernali: le attività in cui l’evento lesivo è sempre in agguato, con percentuale variabile di probabilità, sono davvero tante. Non mancano per la verità discipline dove l’indice di frequenza del danno è bassissimo o nullo: accade di rado, infatti, segnalare sinistri nel campo del ping pong, del golf, delle bocce, del tiro a segno o del tiro con l’arco. Insomma: una partita a bocce è un conto, una curva a 100 all'ora o una scarica di pugni un altro. Ed è in quest'ultimo caso, quando cioè lo sport confina col pericolo, che si inserisce il discorso assicurativo. Come ci si assicura per i rischi sportivi? Ci sono polizze dedicate allo sport?
Il grande campione che all'improvviso fa crac, le superstar del pallone la cui carriera si arena desolatamente sui frammenti di un menisco malandato, gli assi del volante la cui traiettoria ad alta velocità si interrompe bruscamente su una chiazza d'olio o ad una curva assassina: il gran circo dei muscoli da spettacolo è ricco di casi drammatici, riportati con ampia visibilità dalle cronache giornalistiche. Divi strapagati che l'attrezzo del mestiere, ovvero un fisico integro e scattante, se lo coccolano e se lo curano... e ovviamente se lo assicurano con polizze stellari.
Ma il discorso cautelativo contro le insidie del destino non riguarda solo i personaggi da copertina. Il fronte dell'agonismo puro, per limitarci all'Italia, annovera sul territorio nazionale ben 17 milioni di praticanti sportivi e di essi circa 7 milioni hanno in tasca la tessera di una federazione sportiva: un bacino di utenza di proporzioni ragguardevoli, caratterizzato da un'esposizione fisiologica all'infortunio.
Delle proporzioni del fenomeno sportivo e dei suoi rischi si prese già atto negli anni '30 con la creazione di un ente di diritto pubblico, battezzato 'Sportass', concepito con i contorni e la sostanza tipici di una casa di previdenza: e per decenni l'organismo ha assolto egregiamente, e continua a farlo, la sua funzione 'protettiva-risarcitoria' nei confronti dell'incolumità dello sportivo, concorrendo con le federazioni sportive alla copertura assicurativa dei soggetti in questione. Negli ultimi venti anni, infine, delle esigenze anti-infortunistiche degli sportivi dilettanti si è accorta anche la grande industria delle assicurazioni, affiancando o integrando con prestazioni risarcitorie di portata cospicua le più modeste coperture di Sportass. A delimitare, però, con chiarezza alcuni paletti del trattamento assicurativo riservato agli 'atleti per diletto' è poi intervenuto il legislatore che, negli ultimi anni, ha statuito l'obbligatorietà della copertura assicurativa presso Sportass per quanti risultino iscritti alle federazioni sportive (non solo atleti, ma anche tecnici, allenatori, preparatori e dirigenti). Misura coerente con le cifre rispettabili dell'incidentistica sportiva, che nella Penisola si attesta approssimativamente sulla quota di 15/20 mila sinistri all'anno.
Sul fronte professionistico, invece, data memorabile il 4 marzo 1981: quel giorno fu approvata la legge che regolava una volta per tutte la relazione tra i club e gli atleti professionali, regalando finalmente a questi ultimi precise tutele giuridiche. Nella norma si profilava nitida la nuova identità dello sportivo quale lavoratore subordinato. E tra i princìpi a tutela della nuova figura spiccava quello assicurativo, previsto all'articolo 8: 'Le società sportive devono stipulare una polizza assicurativa individuale a favore degli sportivi professionisti contro il rischio della morte e contro gli infortuni che possono pregiudicare il proseguimento dell'attività sportiva professionista, nei limiti assicurativi stabiliti, in relazione all'età e al contenuto patrimoniale del contratto, delle federazioni sportive nazionali, d'intesa con i rappresentanti delle categorie interessate'. Nel successivo articolo, poi, la legge disciplina anche il trattamento pensionistico, puntualizzando che l'assicurazione obbligatoria per invalidità e vecchiaia, già prevista da una legge del 1973 per i calciatori, viene estesa anche alla generalità degli sportivi professionisti.
Nel 2000, infine, nell'ambito della riforma dell'Inail, il legislatore ha rincarato la dose, imponendo ai professionisti l'obbligo assicurativo presso il suddetto istituto previdenziale: destinatari sono non solo gli atleti, ma anche gli altri soggetti della pratica sportiva (tecnici, allenatori etc.). Vale, tuttavia, la pena aggiungere il doveroso corollario che in Italia le federazioni professionistiche sono solo quelle del calcio, del ciclismo, del basket, del pugilato, del golf e del motociclismo: di conseguenza il vincolo con la previdenza targata Inail scatta solo per i circa 7000 tesserati di queste 6 federazioni. Ovvio, però, che il portafoglio-clientela dello sport professionistico sia decisamente appetibile anche per le Compagnie private le quali offrono, soprattutto alle star altamente retribuite, trattamenti che il Pubblico non è certamente in grado di offrire.
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