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Le spese dei partiti per le elezioni del 24-25 febbraio

Pdl e Scelta civica di Monti non le dichiarano, il Pd spende più di tutti: 6,5 milioni. Per le sigle nuove solo contributi volontari dai cittadini

di Carlo Sala 21 feb 2013 ore 10:58

Con l’eccezione di quella di Pierluigi Bersani, tutte le coalizioni (o singoli partiti) in corsa per il voto del 24-25 febbraio sono favorevoli ad abolire il finanziamento pubblico che per i 5 anni successivi a ogni tornata elettorale (o per il minor tempo che dura una legislatura) rimborsa le singole forze politiche per le spese sostenute – una tantum – durante la campagna elettorale. Intanto però, tutti i concorrenti per le prossime elezioni stanno spendendo per promuovere i propri candidati e simboli e ottenere più voti.

In assenza di obblighi legali di rendere note le somme impegnate in campagna elettorale prima che aprano le urne, non tutti i partiti hanno fornito le cifre relative al budget per far breccia tra gli elettori. I partiti di nuova costituzione (come sono anche quelli nati per scorporo da partiti preesistenti) possono procedere solo per autofinanziamento, cioè coi contributi dei sostenitori e simpatizzanti. Il quadro, allo stato, è il seguente:

Bersani
La coalizione che sostiene Pierluigi Bersani è quella – tra quanti hanno reso noto il proprio impegno finanziario per le elezioni – che spende più di tutti, sebbene il budget elettorale sia inferiore del 27% rispetto alle elezioni del 2008, del 53% rispetto alle Europee 2009 e del 31% rispetto alle Regionali 2010. In un dettagliato resoconto sul proprio sito, il Pd rende noto di aver destinato alle elezioni la somma di 6,5 milioni, perlopiù (4,6 milioni) impiegati per la comunicazione. Sel ha comunicato di aver speso 450mila euro, il Psi 170mila; il Centro democratico – al suo debutto elettorale e quindi dipendente dai contributi volontari dei cittadini - non ha ancora dato seguito alla promessa di pubblicare sul proprio sito le cifre raccolte e impiegate in vista del voto.

Pdl/Lega
Il Pdl ha rifiutato di fornire cifre (per le elezioni 2008 ha ricevuto rimborsi pubblici per 206 milioni 518.945 euro), la Lega ha messo in preventivo un esborso di 5 milioni (che copre anche e soprattutto le Regionali lombarde, l’appuntamento più importante per il Carroccio, per le elezioni nazionali in Piemonte e Veneto sono strati stanziati solo 345mila e 840mila euro, rispettivamente). La Destra ha un budget elettorale di 1,8 milioni di euro, tutti destinati alla comunicazione; Fratelli d’Italia – sigla nuova che può finanziarsi solo con contributi volontari - ha anticipato alcun dato, riservandosi di illustrare le spese sostenute dopo il voto.

 

Monti
Il premier uscente e ricandidato si riserva di rendere noti i costi sostenuti da Scelta civica – altra lista mai in corsa in precedenti elezioni - solo a votazioni concluse e urne chiuse. Tra i suoi alleati l’Udc ha comunicato sul proprio sito un budget elettorale di 3,2 milioni (inferiore di 8,3 milioni rispetto alle Europee 2009 e di 3,3 milioni rispetto alle Regionali 2010), mentre Fli – anche questa una sigla mai presentatasi ad elezioni politiche – stima di raccogliere dai 150mila ai 180mila euro di contributi volontari.

 

Fare/Giannino
Fare per fermare il declino – altra sigla debuttante alle elezioni – conta di raccogliere qualcosa più di 2 milioni di contributi volontari (per l’esattezza 2 milioni 82.356 euro) Prima che scoppiasse il caso che ha portato il giornalista Oscar Giannino, frontman del movimento, a cedere la guida di Fare (restando candidato premier), erano stati raccolti un po’ meno di 1,4 milioni, al 95% utilizzati per la campagna elettorale.

 

M5s/Grillo
Il Movimento 5 Stelle capeggiato da Beppe Grillo si limita a far sapere di voler arrivare a un milione di euro di donazioni volontarie per la propria causa. L’ultimo dato disponibile in merito ai fondi raccolti attestava contributi per un totale di 477.263 euro frutto di 10.925 donazioni (per un valore medio di 44 euro l’una).

 

Rivoluzione civile/Ingroia
Il movimento guidato dal magistrato in aspettativa Antonio Ingroia riferisce di avere a disposizione 2,2 milioni di euro, grazie alle risorse messe a disposizione dai partiti (Prc, Idv, Pdci, Verdi) che hanno dato vita alla nuova sigla. Antonio Di Pietro (Idv) ha portato in dote un milione (quanto restava in cassa dei rimborsi elettorali ottenuti nel 2008), Oliviero Diliberto (Prc) mezzo milione, Paolo Ferrero (Pdci) 700mila euro, Angello Bonelli (Verdi) 100mila.

A fronte di spese complessive per queste elezioni stimate in 23 milioni di euro, in base alla legge vigente (del 6 luglio 2012), salvo i cambiamenti che venissero apportati dal prossimo Parlamento, i partiti che entreranno in Parlamento godranno nel loro complesso di rimborsi pubblici per 91 milioni di euro l’anno, per un totale di 455 milioni nei 5 anni della legislatura (salvo interruzioni anticipate della stessa): 63,7 milioni annui saranno corrisposti come rimborso spese, 27,3 come cofinanziamento. Negli anni passati alcuni partiti si sono fatti anticipare la somma atteso dallo Stato dalle banche, attraverso la cartolarizzazione di un credito certo ed esigibile (il rimborso in base ai voti ottenuti che il ministero dell’Economia doveva corrispondere)

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