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L'assicurazione per la barca

Panfili, yacht, catamarani, motoscafi, gozzi di lusso e barche a vela: le vie del mare sono affollate. Lo spasso è assicurato. E assicurati sono anche i rischi del navigare: basta una buona polizza. Superfluo aggiungere che spesso i premi sono «salati»: ma chi ha una barca, non bada a spese per mettersi al riparo dalle disavventure. Pirateria compresa.

di Redazione Soldionline 5 set 2019 ore 15:47

assicurazione-barcaCome dice un vecchio adagio l'Italia è paese di poeti, santi e navigatori. O almeno, ln passato lo era di sicuro.

Oggi delle tre categorie citate, solo l'ultima sopravvive. E alla grande. La barca è tra gli status symbol più corteggiati della Penisola e il mercato è generalmente con il vento in poppa. Lo stesso vento, automaticamente, che soffia nelle vele delle compagnie assicurative per le quali le polizze sui natanti da diporto costituiscono una voce di bilancio abbondantemente in attivo. Sono numerose, infatti le offerte relative alle polizze assicurative dedicate alle barche.

 

Del resto portafoglio-clientela è d'elite. E l'imbarcazione, per chi può permettersela, è un gioiello da proteggere a tutti i costi. Di conseguenza i premi sono decisamente salati, ma i navigatori sembrano accollarsi volentieri il sacrificio. Il ventaglio degli eventi rischiosi è quello canonico: furto, incidente, avarie, danni a terzi, responsabilità civile dei trasportati, ma anche incendio ed eventi letali. E tra tutte la più temuta è l'alea dell'affondamento.

In questi casi la contromisura corretta è la cosiddetta 'polizza corpo'.

Ma come si determina il costo di questa polizza? Per determinare l'ammontare del premio il parametro di riferimento è il motore marino: di esso il contraente deve fornire alla compagnia un identikit dettagliato e completo (se entrobordo, o fuoribordo e così via). In caso di copertura del rischio-furto, inoltre, l'esigenza di informazioni da parte della compagnia si fa minuziosa: oltre al valore complessivo del natante, infatti, il cliente deve fornire un preciso inventario di attrezzature e strumentazioni. In ogni caso l'assunzione del rischio è condizionata ad una certificazione tecnica di navigabilità, rilasciata da un perito nautico.

 

Fatale, infine, che l'età della barca influisca: se è avanzata, l'importo aumenta visto che, con gli acciacchi della vecchiaia, il natante è più esposto all'affondamento. Merita una nota a parte il trattamento delle barche a vela: assicurarle costa certamente di meno, a meno che non si tratti di un gioiello di ingegneria nautica, magari di quelli meravigliosi in legno pregiato e rifiniture ai confini con l'arte.

Infine: sarà probabilmente un segnale dei tempi convulsi, ma la notizia è in ogni caso sorprendente. Accade che il diportista che intraprenda crociere in mari esotici sempre più di frequente chieda alle compagnie di assicurarsi contro atti di pirateria. Il trend è inedito: e le decisioni, in questo caso assai delicate, spettano ai vertici. Il ritorno d'attualità di un incubo antico.


E quanto fosse temuto lo dimostra una 'polizza di sicurtà marittima', contratta a Napoli il 21 aprile del 1818 'in nome di Dio', che assicurava dai seguenti rischi (all'epoca definiti 'fortune di mare'): tempesta, naufragio, arenamento, 'cangiamenti forzati di rotta o di viaggio', fuoco, 'arresto per ordine di Potenze', dichiarazione di guerra, rappresaglie e... preda e saccheggio. Sotto il sole, dunque, nulla di nuovo: e neanche sui sette mari. E poi una polizza anti-pirati profuma d'avventura.

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