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La storia di Charles Edward Ives, assicuratore-musicista

Capita studiando la storia delle assicurazioni di imbattersi in personaggi irripetibili, come Charles Edward Ives. Celeberrimo assicuratore di inizio secolo scorso, oggi forse noto più per essere stato uno dei compositori musicali più geniali e anticonformisti della sua epoca. Proviamo a ripercorrerne la storia

di Redazione Soldionline 5 set 2019 ore 11:38

charles-edward-ives

Ci sono uomini che rappresentano casi irripetibili, la cui unicità è legata al genio: uno di essi è certamente Charles Edward Ives (1874-1954), attualmente ritenuto uno dei più geniali e anticonformisti compositori americani del '900, ma in vita conosciuto più per essere un assicuratore di successo e solo (nel migliore dei casi) considerato un musicista stravagante. Cerchiamo tuttavia di cadenzare la nostra curiosa storia con alcune date-chiave. Ecco la prima: è il 1891 e a Danbury, una cittadina del Connecticut, il diciassettenne Charles Ives ha appena composto le Variazioni sull'inno nazionale (per organo) e naturalmente non sa di avere scritto quello che decenni dopo sarà considerato un capolavoro.

Charles Edward è figlio d'arte, poiché George, suo padre, è quello che al cinema potrebbe definirsi scienziato folle, solo che al posto degli esperimenti chimici ha scelto quelli musicali: nato in una famiglia benestante che aveva guadagnato (e molto) in transazioni finanziarie e investimenti nelle ferrovie a Danbury e nei dintorni, approfittò della Guerra Civile americana rinunciare alla carriera nel commercio e dedicarsi interamente alla musica. In seguito divenne direttore della banda cittadina, che eseguiva non solo marce e pezzi corali per i servizi e per le riunioni liturgiche alla Centre Church ma anche le mescola vecchi inni puritani, canzonette sentimentali, i primi ragtime. Il risultato è una musica stravagante che rassomiglia ad una dissolvenza incrociata al cinema. E tale aspetto avrà la vita del figlio Charles, in pacifico equilibrio tra polizze assicurative e carta pentagrammata.

Altra data importante: siamo nel 1894 e il giovane Charles Ives lascia la nativa Danbury e si iscrive alla prestigiosa Università di Yale, ma nel frattempo prosegue a studiare musica con il professor Horatio Parker che quando legge e suona le già citate variazioni sul tema dell'inno nazionale (di cui Ives col tempo va sempre più fiero) le prende per uno scherzo. Risultato: nel 1898 si laurea e comprende che la musica , la sua musica, avanti di almeno trent'anni rispetto al gusto corrente non potrà mai dargli da vivere. Pertanto, con una scelta esattamente opposta rispetto a quella del padre, decide di trovarsi un lavoro che gli consenta una tranquillità economica e lo trova alla Mutual Life Insurance Company di New York di cui diverrà in breve tempo dirigente , ma resterà sempre legato alla semplicità stravagante che fu di suo padre, fra le sue abitudini trovava posto un sacro terrore per gli abiti da sera, le fotografie e le interviste.

Il benessere economico ottenuto in questo periodo fu così abbondante che Ives è tuttora considerato uno degli esempi più concreti del 'self-made man' tanto caro agli americani. Nonostante due infarti, giunti quando ha solo 35 anni, nel 1909, Ives si mette in proprio e assieme al suo amico Julian Myrick fonda la compagnia di assicurazioni 'Ives & Myrick', la quale, dopo qualche problema iniziale diviene rapidamente la più importante della regione , con una raccolta premi di ben 48 milioni di dollari nel 1929. Jan Swafford, nella sua biografia di Ives ('A Life with Music'), calcola che nella prima parte della sua carriera di assicuratore abbia guadagnato oltre 20 milioni di dollari al cambio attuale. Il motivo è da ricercarsi anche nel fatto che egli fu un innovatore nel settore e pioniere nel campo degli investimenti immobiliari e creò una scuola per agenti assicurativi. Tra le sue iniziative si ricorda il lancio di 50 milioni di dollari di 'baby bonds' quando gli Stati Uniti entrarono nella prima Guerra Mondiale, e la conduzione di una campagna per l'introduzione dello strumento referendario per decidere emendamenti alla costituzione.

Ives decise di dedicarsi alla composizione come ad un hobby di altissimo livello , senza neanche preoccuparsi di vedere eseguite o pubblicate le sue opere. 'Non volevo vedere i miei figli affamati a causa delle mie dissonanze musicali' spiegherà in suo scritto. Diede invece alle stampe la prima edizione di guide dal programmatico titolo 'Come vendere' ('How to sell'), che poi si ampliò in un volume intitolato 'Sostenere le spese, mantenendo il cliente', un testo che influenzò moltissimo tutto il settore assicurativo e resta il primo, fondamentale documento in materia di investimenti. Sino al 1919 i capolavori musicali si succedono, poi a causa di un ennesimo attacco cardiaco anche l'attività compositiva rallenta progressivamente.

Impossibile descrivere la musica di un compositore come Ives: si potrebbe dire che in essa appaiono trasfigurati dal suo genio irripetibile o citati apertamente gli spirituals, il folclore indiano, le canzoni dei cowboys, i ragtimes, i ritmi afrocubani, la tradizione bandistica. Ives tenta la sintesi di queste tradizioni per fonderle in un linguaggio nuovo: esempio emblematico di questo modo di procedere è la composizione 'Central Park in the Dark'. Ma il capolavoro ivesiano di queste rappresentazioni, e nel contempo la sua opera più conosciuta, è certamente 'The Unanswered Question' ('La domanda senza risposta'), del 1906, che proviamo a descrivervi, invitandovi all'ascolto. Sullo sfondo di un continuum sonoro indistinto degli archi (per Ives era 'il silenzio dei Druidi che non sanno, non vedono e non odono nulla'), una tromba solitaria ripete invariabilmente ed angosciosamente una tortuosa melodia atonale ('l'interrogazione dell'uomo sul significato dell'esistenza'), intercalata da stizzose e concitate risposte dei flauti ('le risposte inutili e litigiose degli uomini'). Il brano si conclude, così come era iniziato, proprio come una domanda senza risposta, inviata al silenzio di Dio. Charles Edward Ives è una delle prove più evidenti che non si deve rinunciare ai sogni, potendoli far convivere con le necessità della vita.

 

Immagine: GettyImages - Charles Edward Ives (1874-1954), compositore americano. Fotografia non datata

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