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Ma perché l’Inps non ci dice che pensione avremo?

E ne avrebbe il modo, i dati e gli algoritmi. E sarebbe utile a tutti, per avere idea del proprio futuro, per capire come gestire i propri risparmi. E allora, perché?

di Redazione ABCRisparmio 10 dic 2013 ore 14:26
In un articolo apparso oggi su LaVoce.info, gli economisti Tito Boeri e Luigi Grasso si chiedono come mai l’Inps non voglia comunicare agli italiani quale sarà la loro pensione. Il calcolo, almeno in via previsionale, secondo i due economisti sarebbe infatti possibile.

L’Inps è depositaria dell’informazione sui versamenti individuali, conosce meglio di chiunque le norme che si applicano a ciascun individuo, è in grado di fare una stima delle carriere di ogni individuo dal momento corrente fino a quello in cui andrà in pensione, sa quale è l’algoritmo che lega i contributi di ciascuno alla pensione a cui avrà titolo.

Avere un’idea – seppure di massima, ma da una fonte autorevole – di quanto potrà essere la propria pensione, permetterebbe agli italiani di pianificare meglio la gestione dei propri risparmi, ma sarebbe cruciale anche per la solidità del sistema pensionistico.

Se i lavoratori non accumulano abbastanza risparmi privati perché credono che avranno una pensione elevata, non saranno in grado di condurre una vita decente, obbligando lo Stato a intervenire per limitare l’indigenza.

Ma, data la possibilità tecnica e la disponibilità dei dati, perché l’Inps non fornisce questo servizio? E’ vero che il presidente Antonio Mastropasqua e il ministro Giovannini hanno più volte manifestato la disponibilità e la volontà di fornirlo, ma il tempo passa e ancora non si è visto nulla in proposito.

Forse si teme che la responsabilità delle riforme degli anni passati, che hanno reso meno generoso il sistema, venga addossata a chi per primo spedisce le buste. Oppure si teme di svelare le grandi disparità di trattamento che si sono consumate nel passaggio da retributivo a contributivo e nel cambiamento dei requisiti, tra scalini e scaloni, per l’accesso alle pensioni d’anzianità.

E’ anche curiosa la scusa che il ministro Giovannini ha addotto, e cioè che gli italiani non sarebbero poi tanto bravi in matematica e finirebbero col non capire quello che gli verrebbe comunicato.

E’ vero che sul sito dell’Inps è possibile “simulare” la pensione futura, ma altra cosa è una stima vera e propria, senza contare che non tutti gli italiani hanno accesso alla rete e che chi vi accede può non essere in grado di svolgerla e di trarne le dovute conclusioni. Una informativa assistita gestita dall’Inps potrebbe inoltre veicolare altre informazioni utili, oltre a un dato aggiornato e comprensibile.

Insieme alla previsione noi crediamo che i lavoratori debbano ricevere anche informazioni su come mettere riparo a una potenziale scarsità di benefici pensionistici. Illustrare loro l’esistenza dei fondi pensione, come funzionano, i lori vantaggi fiscali e così via. L’informativa guidata deve servire per promuovere la previdenza complementare, che non decolla principalmente per ostacoli informativi.

Chiedendosi perché tutto questo non avvenga, Tito Boeri e Luigi Grasso rispondono con un “ignavia di Stato”. Secondo il dizionario Treccani l’ignavia è “pigrizia, indolenza spirituale, viltà”.

Agli occhi di Dante, gli ignavi occupano una posizione così bassa nella scala della considerazione da non meritare nemmeno l’attenzione del ragionamento e dello sguardo. Al contrario di Dante noi abbiamo volto sguardo e ragionamento verso chi potrebbe macchiarsi di quel peccato, con la speranza, mettendoli in guardia, di evitare che di loro si dica un giorno “(…) non ragioniam di lor ma guarda e passa”.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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