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I Sistemi di informazione creditizia

Banche dati per tracciare la vostra storia di debitori. L’occhio degli istituti finanziari

di Marco Delugan 7 ago 2009 ore 10:59
Ogni volta che vi recate in banca per aprire un nuovo conto corrente, una nuova linea di credito, piuttosto che a chiedere un finanziamento o una nuova carta di credito, la banca si rivolge ai Sic (Sistemi di informazione creditizia) per sapere tutto di voi. Certo, i Sic non sanno proprio tutto, ma solo quello che riguarda la vostra storia creditizia: quanti e quali finanziamenti avete ottenuto, se ne avete in atto, se siete puntuali nei pagamenti, se avete sempre pagato tutto quello che dovevate pagare. E non è poco. Ma attenzione: non sono sempre e solo una lista nera di cattivi pagatori! I Sic, infatti, spesso conservano anche le informazioni “positive”, che possono facilitare l’acceso al credito dei pagatori affidabili. Perché è l’assenza di informazioni sul chi chiede un prestito il vero problema: non saper nulla del cliente e non poterlo valutare. 

Per poter raccogliere, trasmettere e trattare i vostri dati, la banca vi chiederà di firmare un documento che la autorizza a farlo. Ma, senza quella, non sarebbe possibile accedere al finanziamento.

Cosa sono i Sic
I Sic, anche chiamati centrale rischi, sono nati nel secolo scorso nei paesi anglosassoni, per diffondersi, poi, nei paesi industrializzati e in molti paesi in via di sviluppo. Sono banche dati, possono essere sia pubbliche che private e vengono alimentate con le informazioni provenienti dagli enti creditizi che vi aderiscono.

Molti studi economici hanno dimostrato come l’esistenza dei Sic abbia consentito un migliore e più ampio sviluppo del mercato del credito, una maggiore efficienza, la riduzione dei tassi di insolvenza e del costo dei finanziamenti. Un ruolo che assume maggiore importanza con la crescita del mercato, con l’aumento delle opportunità di finanziamento, con la disponibilità di tecnologie per la condivisione dell’informazione. Un ruolo, quindi, per quanto possiamo capire oggi, destinato ad assumere una rilevanza sempre maggiore. Come dire: più aumenta la complessità del mercato, più diventa difficile conoscerlo e prevederne il comportamento, e più diventa importante avere informazioni. Informazioni che le banche e gli istituti finanziari devono necessariamente mettere in comune, visto che i clienti possono cambiare facilmente istituto, e che ogni singolo istituto, quindi, rischia di trovarsi di fronte clienti sconosciuti, ma conosciuti da altri istituti.

La funzione principale dei Sic
Il mercato del credito ha un ruolo importante nell’economia di un paese, e l’accesso al credito consente consumi e investimenti che altrimenti sarebbero difficili, se non impossibili per molti consumatori e molte imprese. Ma prestare i propri soldi – o quelli di altri, come nel caso degli intermediari finanziari – è sempre rischioso: dato che del doman non c’è certezza, non possiamo mai essere sicuri di riaverli indietro.

Così, per evitare rischi eccessivi, per consentire a banche e istituti di credito di erogare finanziamenti a “ragion veduta”, e impedire l’eccessivo indebitamento di consumatori e imprese, riducendo così le possibilità di non poter più riavere i soldi prestati, è necessario avere informazioni affidabili e aggiornate su finanziamenti e finanziati. A questo provvedono i Sic.

Banche e istituti erogatori non decidono, però, solo in base ai dati dei Sic: la scelta di accordare o meno un finanziamento dipenderà anche da altri fattori, come il reddito, il patrimonio disponibile, il tipo di rapporto di lavoro del richiedente, eccetera.

I Sic in Italia
In Italia esistono diversi Sic: una centrale rischi pubblica, gestita da Banca d’Italia, che raccoglie dati sui finanziamenti di importo superiore ai 75.000 euro; un’altra centrale rischi pubblica, gestita dalla Società interbancaria per l’automazione (Sia) sotto la vigilanza della Banca d’Italia, che raccoglie dati su finanziamenti di importo inferiore a 75.000 euro e superiore a 30.000 euro; e centrali rischi private, per finanziamenti di importo inferiore a 30.000 euro.

Le informazioni raccolte
Ma che informazioni raccolgono i Sic? Vediamo, tratte dal libro di Roberto Anedda, Guida alla ricerca di un prestito, le principali voci del report Eurisc, gestito da Crif, il più importante Sic italiano tra quelli che registrano l’esistenza e l’andamento dei prestiti inferiori ai 30.000 euro:
  1. informazioni anagrafiche: identificano l’intestatario del finanziamento e gli altri soggetti eventualmente collegati, come il coobbligato o il garante;
  2. informazioni sul contratto di finanziamento: tipo di finanziamento, numero rate, periodicità pagamenti, fase dell’operazione al momento dell’ultimo aggiornamento, data della richiesta, data dell’erogazione, data di fine operazione, importo del capitale o della linea di credito, importo della rata;
  3. informazioni sull’andamento dei pagamenti: importo residuo in euro alla data dell’ultimo aggiornamento, importo scaduto in euro alla data dell’ultimo aggiornamento, andamento dei pagamenti, stato dell’operazione alla data dell’ultimo aggiornamento;
  4. informazioni sull’ente erogatore: informazione disponibile solo a chi richiede il prestito, ma non agli enti finanziatori;
  5. data riferimento delle informazioni: data dell’ultimo aggiornamento del data base.

Tempi di conservazione dei dati
Fino al 1° gennaio 2005, quando entra in vigore il Codice di deontologia per i Sistemi di informazioni creditizie, le centrali rischi private potevano conservare i dati dei cattivi pagatori per un tempo indeterminato, ostacolandone l’accesso al credito anche nel caso di semplici sviste o dimenticanze, e anche nel caso in cui il cliente avesse poi provveduto a regolarizzare la sua posizione creditizia. Dal 1° gennaio 2005 il tempo massimo permesso è di tre anni. In dettaglio, i tempi massimi di conservazione dei dati sono:
  1. per le richieste di finanziamento: sei mesi, 1 mese se la richiesta è stata rifiutata dall'istituto o se il richiedente ha rinunciato;
  2. morosità di due rate o di due mesi se poi sanate: 12 mesi dal momento della regolarizzazione;
  3. ritardi superiori sanati anche su transazione: 24 mesi dal momento della regolarizzazione;
  4. morosità, gravi inadempimenti, sofferenze non sanate: 36 mesi dalla data di scadenza contrattuale del rapporto o dalla data in cui è risultato necessario l'ultimo aggiornamento;
  5. rapporti svolti positivamente: 36 mesi dall'ultimo rapporto effettuato.

Chi può accedere alle informazioni
Ai dati conservati dai Sic possono accedere sia gli istituti di credito che i loro clienti, per consultare le informazioni che li riguardano e chiederne, se il caso, la correzione qualora ci fossero errori. Per ottenere integrazioni e rettifiche, i clienti possono rivolgersi ai Crif, agli istituti da cui hanno ottenuto il finanziamento, alle associazioni dei consumatori abilitate. 

Attenzione: non è possibile cancellare i dati negativi prima delle scadenze definite dalla legge e riportate sopra: diffidate di chiunque ve lo prometta. E’ invece possibile cancellare quelli positivi, che testimoniano della regolarità dei pagamenti. Cosa sconsigliabile, visto che questi dati contribuiscono ad alzare il credit score, la misura che rappresenta l’affidabilità creditizia del cliente. E’ buona prassi, comunque, controllare almeno una volta l’anno la correttezza e l’aggiornamento dei propri dati: gli errori sono sempre possibili.

Questione privacy
Accanto alla necessità “tecnica” di avere dati e informazioni che consentano una positiva allocazione del credito, esistono però questioni legate al trattamento e all’utilizzo di dati comunque personali, e al possibile uso improprio degli stessi. Di questi temi ci occuperemo nei prossimi articoli.

Marco Delugan
marcodelugan@soldionline.it
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