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Contratti derivati: scatta l’operazione trasparenza

Quanti e quali sono i contratti derivati stipulati dagli Enti Locali Italiani con le controparti bancarie italiane ed estere? Quali sono i rischi e i possibili effetti economici e finanziari che possono avere?

di Giulia Di Ruscio 27 mag 2013 ore 15:20
Dopo le numerose e ingenti perdite da parte dei Comuni, Province e Regioni italiane per mano dei contratti derivati, AssoTAG (l'Associazione Italiana dei Periti e dei Consulenti Tecnici nominati dall'Autorità Giudiziaria – www.assotag.org) e Federconsumatori (www.federconsumatori.it) hanno deciso di dar risposta a tali domande dando avvio al progetto “Trasparenza sui derivati finanziari sottoscritti dagli enti territoriali”.

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Grazie alle competenze tecnico-professionali degli associati AssoTag e all’impegno di Federconsumatori nell’ottenere le copie dei contratti derivati, il progetto si pone l’obiettivo di creare una piattaforma virtuale e accessibile a ogni cittadino, contenente i fair value dei contratti derivati stipulati e il rischio ad essi connesso.

“Trasparenza” per AssoTAG e Federconsumatori si traduce in “informazione” e “consapevolezza”: ingredienti essenziali per una ricetta che comprenda Alta Finanza e Utilità sociale.

Infatti, ancor prima dello scoppio della crisi del 2008, i derivati sembrarono essere la cura salvifica  per gli enti locali già soffocati dai propri debiti. Ora invece sono diventati una bomba nelle mani di chi è inconsapevole del fatto che essa potrebbe esplodere da un momento all’altro, registrando notevoli perdite in bilancio e negativi impatti sociali.

Nella maggior parte dei casi, Comuni, Provincie e Regioni sono stati indotti dalle banche italiane ed estere a sottoscrivere contratti finanziari, già in perdita al momento della loro stipula, con la contropartita di pingui upfront iniziali. L’up-front, il denaro fresco e immediato versato all’Ente dal soggetto bancario al momento del perfezionamento del contratto, diventava il goloso zuccherino per far sottoscrivere derivati. Al contrario, un corretto utilizzo dello strumento imporrebbe la gestione del rischio e non il caricamento – di fatto - di nuovo debito, nascosto nella sua struttura. Le Banche, dunque, proprio in un’ottica di sostenibilità finanziaria del proprio cliente e per l’asimmetria delle conoscenze tecniche finanziarie, avrebbero dovute gestire diversamente il delicato strumento derivato, piuttosto che massimizzare i lauti guadagni iniziali.

Di fatto, tali strumenti hanno permesso a Comuni e Provincie di dilazionare il proprio debito. Esso viene trasferito alle amministrazioni successive, le quali si assumono però il rischio di pagare rate elevate e rincarate a seconda del fluttuare delle quotazioni nei mercati finanziari dato che il valore dei derivati è un valore marked to market.

Vi è anche  il caso di controparti bancarie, soprattutto internazionali, che parallelamente al derivato hanno creato un fondo per gestire le rate pagate da Comuni, Provincie e Regioni. Si tratta di fondi di ammortamento (i cd sinking fund) gestiti dalle banche stesse ed investiti in titoli anche ad alto rischio e non quotati come quelli emessi da Stati o da altri Enti o società sull’orlo del fallimento. Il rischio connesso a tali fondi è che, nel caso in cui si verifichi effettivamente il fallimento, tali titoli in pancia al sinking fund varranno meno o anche zero e a pagarne le spese non saranno le banche ma gli setssi Comuni, Provincie e Regioni. Anche in questo caso l’entità della perdita è un’incognita che si rivelerà, se non analizzata in dettaglio, solo al momento del rimborso finale del debito su cui è stato costruito il derivato finanziario.

Tutti i cittadini che vogliano vederci chiaro sono invitati a partecipare al progetto trasparenza. Per informazioni consultare: www.assotag.org.

Giulia Di Ruscio

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