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Crisi economica. Vacche grasse o vacche magre, speriamo non se ne vadano pure loro

Di vacche grasse non ne vedremo più almeno fino al 2020. Il commento di Massimo De Muro al libro “Sette anni di vacche sobrie” di Marco Magnani. Tanti percosa, pochi percome.

di Massimo De Muro 26 feb 2014 ore 10:54
Dedicato a chi negli anni ’80 era già grandino. L’epoca della spensieratezza, del tutto si può fare, della Milano da bere, degli yuppies e delle macchine veloci, “in due ore e quaranta mi sparo Milano Montecarlo”, il lungo periodo delle vacche grasse. Un’epoca così non la rivedremo più sino al 2020, sempre ammesso che qualcuno la voglia rivivere. La speranza è che si riesca in qualche modo ad evitare che alla fine non scappino pure le vacche.

Molti economisti hanno puntato sui giovani e sulla loro capacità di inventarsi un nuovo lavoro. Il prof. Marco Magnani indica i giovani e li coniuga con l’arte la cultura come la via da seguire per creare posti di lavoro, e con eleganza definisce il nostro patrimonio culturale come “il nostro petrolio”, dimenticando che il livello di scolarizzazione di questo paese è un numero percentuale ad una sola cifra.

Il professore lavora in una università americana, e vede l’Italia da un’altra prospettiva che lui definisce “la giusta  distanza”. Sarebbe interessante capire quale sia la giusta distanza per poter avere visioni ottimistiche su questo paese di questi tempi, forse la Luna sarebbe un buon indirizzo da cui osservare. Non vorrei che anche Marco Magnani appartenesse a quella schiera di persone che, stando sempre alla giusta distanza, come la chiama lui nel suo libro, sia ricco di ricette del “percosa”, sia prodigo di mille suggerimenti e indicazioni che una qualunque casalinga italiana potrebbe recitare a memoria, ma che non si sbaglia a tirar fuori un “percome” nemmeno sotto tortura.

A forza di evocare i giovani ed i nuovi lavori o mestieri, molti iniziano a temere che in mancanza di nuove occupazioni, o giovani capaci, ci troveremo in molti a fare l’unico lavoro per cui non è richiesta una particolare preparazione: il mestiere più antico del mondo.

Forse l’unico che in questi ultimi giorni si è trovato davvero un bel mestiere è un giovane fiorentino, lo chiamano Matteo. Speriamo bene.

SETTE ANNI DI VACCHE SOBRIE

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Massimo De Muro
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