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Crisi Economica, la cambiale torna di moda

Le cambiali tornano di “moda”. Negli anni Cinquanta i “pagherò” erano sinonimo di fiducia verso il futuro, oggi si ricorre a questo sistema a causa delle strette creditizie delle banche

di Erica Venditti 23 apr 2013 ore 14:45
Giuseppe di Chio, docente di diritto commerciale all’Università di Torino, intervistato ricorda : “L’Italia attraversava una fase di crescita robusta, la ricchezza circolava, le famiglie risparmiavano ed erano solvibili”.  Ora purtroppo le cambiali sono tornate di moda, ma speranza e ottimismo c’entrano poco, la questione oggettiva è che vi sono sempre meno soldi a disposizione delle famiglie per affrontare acquisti e le banche ben si guardano dal concedere, con facilità, credito a chi lo richiede.

Di cosa si tratta? Negli anni Cinquanta le cambiali erano state soprannominate “Farfalle”, proprio perché si basavano su promesse aleggianti di pagamenti “spostati” nel tempo. In realtà la cambiale è un vero e proprio titolo di credito, un documento, che si recupera nelle tabaccherie, in cui vi è segnato l’ordine di pagare una certa cifra a una data di scadenza stabilita. Il pagherò può essere girato da un creditore ad un altro. Se al termine della scadenza si è insolventi? Il creditore potrà pignorare i beni di chi non ha onorato il debito.

Da uno studio eseguito dall’Unione nazionale Imprese a Tutela del Credito, Unirec, non vi sono dubbi: dal 2009 al 2011 il numero di cambiali firmate per saldare debiti con banche, società di servizi e finanziarie, è salito esponenzialmente, +40%.

Quale l’Identikit di coloro che sono tornati ad utilizzare questo “vecchio” metodo di pagamento? Generalmente spiega Gianni Amprino, presidente di Unirec, si tratta di famiglie che avevano stipulato in passato finanziamenti per acquistare beni di consumo: la tv, le vacanze, l’auto, le spese mediche, la ristrutturazione di un immobile. Poi è sopraggiunta la crisi e in molti casi la perdita del posto di lavoro del coniuge, che ha portato le famiglie a non poter più saldare con regolarità le rate contratte in passato, quando il budget famigliare era maggiore e ci si era potuti concedere il “lusso” di un bene nuovo. Le società finanziarie, visto che le situazioni di insolvenza stanno crescendo, hanno preferito piuttosto che perdere tempo in azioni legali lunghe, accontentarsi di un piano di rientro che preveda il rilascio di cambiali, solitamente con un importo più basso, che vengono saldate regolarmente in banca. Gli importi, secondo i dati dello studio, si aggirano intorno ai 230-230 euro mensili.

Il fenomeno però sembra non toccare solo le famiglie, anche se in misura minore, le stesse imprese, specie quelle più piccole e del settore trasporti, risultano in grandi difficoltà e preferiscono appoggiarsi alle cambiali. Le cause principali della loro crisi sono determinate dai ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni e /o dai cali degli ordini.

Ci sono anche casi limite, come quella di un pensionato che ha richiesto una cambiale dell’importo di 120 euro per potersi permettere la spesa di beni primari al supermercato, ma questi vengono, per fortuna, ancora segnalati come casi particolari di povertà estrema.

Purtroppo la sensazione che si percepisce è quella solita: la facile cultura del credito, sponsorizzata da molte pubblicità “compra oggi e paga domani” ha messo nei guai molte famiglie, che adesso non sanno più come ripristinare la normalità economica e si affidano addirittura ad uno strumento del passato per cercare di salvare il salvabile.

Erica Venditti
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