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E se ci ribellassimo alle banche?

Se tutti i correntisti pensassero di ribellarsi alle loro banche cosa succederebbe? Ecco le dieci cose che il correntista truffato deve fare per difendersi dalle banche

di Massimo De Muro 14 feb 2014 ore 10:42
La storia e la letteratura sono piene di cittadini qualunque che si sono ribellati ai poteri forti. Il ribelle di cui ci occupiamo noi è un imprenditore, un cittadino ed un correntista bancario. Bortoletto la sua ribellione la ha esercitata contro gli istituti bancari con cui ha avuto rapporti di lavoro. Secondo quanto ha scritto nel suo libro le azioni legali che ha intrapreso sono otto, con otto istituti diversi, e di queste, due le ha già concluse con una transazione a suo favore prima di arrivare in tribunale. Le regole bancarie che vengono infrante più spesso sono quelle relative ai fidi e agli sconfinamenti di conto. La banca concede un fido e chiede figurativamente il 12%. Poi la banca obbliga a pagare la commissione di massimo scoperto, mediamente l'1,5% al trimestre. In un anno diventa il 6%. Poi ti chiede la capitalizzazione degli interessi. Ma calcolano gli interessi sugli interessi, e questa si chiama usura.

Signor Mario Bortoletto, se un correntista ritenesse di aver subito un’ingiustizia dalla propria banca, da dove deve iniziare la sua ribellione?

Nel mio libro ho inserito un decalogo, ci sono le dieci cose che il correntista che si sente truffato deve fare. La prima è quella di farsi fare una perizia econometrica da un avvocato che si occupi di diritto bancario o da un commercialista specializzato in questa materia. Da questa si vede se la banca ha applicato tassi di usura, e se si, quanto spetta di risarcimento. La perizia può costare circa 1500 euro. Chi dovesse avere problemi può mettersi in contatto con l’associazione Delitto di Usura per ricevere le indicazioni necessarie.

Chi può pensare di ribellarsi ai soprusi bancari?

Chiunque abbia contratto un prestito, un mutuo o un finanziamento di qualsiasi natura, ed il conto o il rapporto con quell’istituto non si sia concluso da più di 10 anni.

In un momento in cui le aziende sono in difficoltà a causa della crisi economica che sta opprimendo imprese e famiglie, le banche invece di sostenere e incentivare l’economia di questo paese, stringono ancora di più i cordoni del credito alle società per ridurre il loro rischio, eliminando ogni speranza di crescita. Molte  volte con la richiesta di rientro creano problemi a chi magari fino a quel momento era riuscito a galleggiare. Queste stesse banche per ridurre i loro costi di gestione stanno iniziando a licenziare e a far ricorso agli ammortizzatori sociali, scaricando costi sul debito dei cittadini e nel contempo aumentano gli stipendi dei loro manager, ha qualche commento in proposito?

La risposta sta nella sua domanda.

Se tutti i correntisti pensassero di ribellarsi alle loro banche cosa succederebbe?

Credo che ci sarebbe per un periodo di caos, ma dopo si tornerebbe ad avere un servizio bancario degno di tale nome. Oggi i banchieri non hanno paura di niente e di nessuno, visto che hanno rappresentanti nelle istituzioni a tutti livelli, governo italiano ed europeo. Forse una presa di coscienza un po’ allargata ed una ribellione consistente nei numeri, toglierebbe un po’ di sicurezza a quei dirigenti bancari che giocano ad un risiko finanziario sulla pelle dei cittadini.

Lei fa ancora l’imprenditore?

Si, anche se i miei collaboratori si lamentano perché secondo loro sto dedicando molto tempo a questa iniziativa a discapito della mia azienda, ma in questo momento trovo che sia giusto così, io ho rischiato di perdere tutto e mi sono salvato, per questo mi voglio rendere utile a chi crede che questi siano problemi irrisolvibili.

Si sente un po’ scrittore?

Assolutamente no. Io sono un imprenditore a tempo pieno, e ribelle correntista nel tempo libero.

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La rivolta del correntista
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