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Lo spreco d’acqua in Italia fa perdere 19,4 miliardi di euro

A fronte di basse tariffe, le perdite degli acquedotti sono le più alte in Europa. Secondo le ultime stime Istat, base dati 2008, arrivano al 47%, con punte altissime in Puglia e Sardegna

di Carlo Sala 8 apr 2013 ore 11:07
Una miglior gestione della rete idrica italiana potrebbe portare all’Italia risparmi pari a 19,4 miliardi di euro in 6 anni. La stima è stata fatta da uno studio di Athesys, società di consulenza aziendale, che nello stesso tempo indica tuttavia la necessità di rimpiazzare oltre metà delle condotte degli acquedotti attuali: 171.866 chilometri di condotte su 200.000, cioè il 51%.

L’ultima radiografia della rete idrica italiana è stata effettuata dall’Istat nel 2011 sulla base di dati del 2008. Secondo quell’analisi, il tasso di dispersione medio dell’acqua potabile immessa negli acquedotti è del 47%, con picchi in Puglia e Sardegna – dove la dispersione arriva rispettivamente all’87% e 85% -, che cala al 26% nella Provincia di Bolzano e al 27% in Lombardia (e nel Trentino-Alto Adige nel complesso).  Secondo alcune stime, nel 2008 sono stati immessi in rete 8,72 miliardi di metri cubi d’acqua e ne sono andati dispersi almeno 2,61 miliardi. Nel complesso, calcolando anche l’acqua per uso diverso dal consumo domestico che passa lungo le condotte (ad esempio l’acqua per irrigazione), il tasso di dispersione è del 30% circa (ma al Sud è anche il doppio), contro il 26% della Francia, il 22% della Spagna fino a scendere al 10% della Danimarca e il 7% della Germania. Legambiente l’anno scorso ha calcolato che nelle Regioni a più alta dispersione idrica – e accanto a Puglia e Sardegna vanno aggiunte Molise e Abruzzo – per garantire la corretta erogazione all’utenza finale di 100 litri di acqua ne occorra immettere in rete 80 in più; per l’Italia intera, l’Istat sul 2008 ha calcolato 65 litri in più. I 19,4 miliardi stimati da Athesys rappresentano esattamente la cifra risparmiata se per 100 litri di acqua immessi nelle condotte ne arrivassero a destinazione quasi 90, se cioè - come accade a Milano - il tasso di dispersione fosse limitato intorno al 10%.

Bocciata al referendum del 2011 la privatizzazione della rete idrica nazionale, l’Authority per l’elettricità e il gas, da marzo 2013 competente anche per la distribuzione d’acqua, è stata incaricata di predisporre per quest’anno una “tariffa-ponte” che, in vigore a giugno (con efficacia retroattiva, per il periodo 2012-13) così da adeguare la rete idrica (Athesys e Authority convengono che gli interventi necessari costerebbero non meno di 65 miliardi di euro). In attesa che tra 2 anni entri in vigore una tariffa unica per ambito territoriale, che rapporti il prezzo dell’acqua alla domanda (consumi della stessa) e ai costi di approvvigionamento, l’Authority come primo atto ha disposto un rimborso (stimato in 3-4) euro per gli utenti (65% del totale italiano) del servizio idrico integrato, per le bollette del secondo semestre 2011.

Altre rilevazioni Istat diffuse all’inizio di quest’anno attestano che il consumo di acqua nei Comuni capoluogo nel 2011 è stato di 175,4 litri per abitante al giorno, in calo del 15% rispetto al 2002 (206,1 litri per abitante al giorno) e del 3,7% rispetto al 2010, per un totale di 1,16 miliardi di metri cubi di “oro blu” (-3,4% rispetto al 2010). Il 15,5% dei 110 capoluoghi di Provincia italiani, 18 città, consuma tra i 200 e i 240 litri d’acqua per abitante al giorno: 240 litri è la quota con cui Lodi supera Catania (230 litri) come città col consumo quotidiano pro capite più alto d’Italia. Sopra la soglia dei 200 litri a testa al giorno figurano anche Milano, Roma, Torino e Messina, mentre nelle altre grandi città i consumi sono in flessione, con punte di -10,7% a Firenze e -6,5% a Genova (circa metà delle città capoluogo registra consumi quotidiani pro-capite tra i 150 e i 200 litri, un 34,5% virtuoso riesce a stare tra i 100 e i 150). A sorpresa, la città col più basso consumo d’acqua quotidiano per abitante è Agrigento, che si ferma, unica città sotto quota 100, a 96,2 litri a testa al giorno.

Il costo annuo dell’acqua domestica è stato stimato l’anno scorso in 286 euro per 12 mesi – che scendono a 108 a Milano e salgono a 448 a Firenze – e questo fa dell’Italia uno dei Paesi in assoluto più convenienti d’Europa quanto a prezzo per metro cubo d’acqua. Tariffe più care dovrebbero ridurre la dispersione di acqua dovuta all’inefficienza dei sistemi domestici (responsabili del 5% degli sprechi) ma d’altro lato potrebbero incentivare ulteriormente il furto d’acqua già molto diffuso oggi, a fronte di un “bene” di prezzo basso, soprattutto al Sud.
 
Carlo Sala

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