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Imparare a cambiar vita: letture sul downshifting

Storie di downshifting, di chi lo ha fatto vivendolo sulla propria pelle. Cinque libri per raccontarlo, descriverlo, teorizzarlo

di Andrea Di Turi 11 gen 2011 ore 10:41
C’è chi decide di dare una svolta alla propria esistenza dopo aver assistito a una recita a teatro, dopo aver visto un film, o perché ha ascoltato un racconto che ha messo in crisi le sue certezze. Ma c’è anche chi decide di cambiar vita dopo aver letto un bel libro nel quale ha trovato le risposte (o le domande?) che non aveva mai incontrato prima sul proprio cammino.

Non abbiamo certo la pretesa di indicare quali libri possono fare questo effetto: ognuno ha il suo libro che è lì che lo aspetta e prima o poi se lo troverà in mano. Forse, però, è più facile aprirsi a riflessioni sul senso del proprio modo o stile di vita, riflessioni che spesso sono in grado di schiudere le porte del cambiamento e di attivare energie insospettabili, proprio quando si leggono storie di chi un cambiamento radicale lo ha già fatto. E non è più tornato indietro, anzi, ha fatto proseliti.

Storie di downshifter, insomma. Cioè di persone che hanno fatto downshifting vivendolo sulla propria pelle, o comunque lo hanno raccontato, descritto, teorizzato.

Sono le storie o meglio i libri che vi proponiamo in questa breve rassegna per chi avesse desiderio di lanciarsi in qualche lettura “a rischio”…nel senso che rischia davvero di trovarci dentro la ricetta che cercava, consapevolmente o meno, per cambiar vita una buona volta. O comunque per renderla più bella o ricca di significato.

Manuale

Iniziamo da quello che è stato considerato un vero e proprio manuale del buon downshifter, cioè una raccolta di indicazioni e suggerimenti per fare downshifting nella propria vita e vivere felici. S’intitola Scappo dalla città. Manuale pratico di downshifting, decrescita, autoproduzione (FAG editore), un titolo che richiama quello di un noto film degli anni ’90 (Scappo dalla città. La vita, l’amore e le vacche) in cui l’attore newyorkese Billy Crystal recuperava il senso della propria vita grazie a una vacanza alternativa in cui si era improvvisato cowboy. L’autrice è Grazia Cacciola, esperta di prodotti, produzioni, agricoltura, stili di vita naturali, fondatrice tra l’altro del sito www.hobbycandele.com sulle tematiche ambientali legate alle candele. Nel libro (di cui si può leggere l’introduzione a questo indirizzo) si insegna come avviare il cambiamento verso uno stile di vita più sostenibile, più “lento”, meno consumistico, meno frenetico, più affine ai ritmi naturali, e lo si fa suddividendo il viaggio fra i principali ambiti in cui il cambiamento va organizzato: dal lavoro alla gestione della casa, dalla vita in famiglia all’auto-produzione, passando anche attraverso interviste a chi ha già fatto esperienza concreta di downshifting.

Sferzante

Alcuni dicono che nel 2012 il mondo è destinato a finire. Chi lo sa? Certo è che il mondo retto dalle regole del turbo-capitalismo che ha portato alla crisi finanziaria, economica e occupazionale che ben conosciamo, non sembra più avere molta strada davanti a sé, anzi, probabilmente è già andato a sbattere. Ma di chi è la colpa? Del sistema o di ciascuno di noi che si è piegato o comunque adeguato a quelle regole, perdendo di vista magari proprio le cose più semplici e importanti della vita? A farci riflettere su questi temi è Mauro Corona, ex-boscaiolo, scultore ligneo, alpinista, arrampicatore, poi appunto scrittore e probabilmente molte altre cose ancora, nel suo La fine del mondo storto (Mondadori). Dove il downshifting è presentato come una necessità, più che una scelta, che deriva appunto dalla fine del mondo basato su petrolio, carbone, elettricità, energia apparentemente senza fine. “Mettiamo che un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti petrolio, carbone e corrente elettrica. Non occorre immaginarlo, prima o dopo capiterà", è la domanda di Corona. Che nel libro ovviamente dà le sue risposte.

Imperdibile

Su soldionline.it ne abbiamo già parlato perché è considerato ormai uno dei profeti del downshifting, se non altro perché ce l’ha fatta davvero. Ma non possiamo esimerci dal tornare a parlarne, e lo facciamo con piacere, perché dopo il best seller Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita (editore Chiare Lettere), sta per uscire a febbraio nelle librerie il suo nuovo lavoro Avanti tutta. Manifesto per una rivoluzione individuale (editore Chiare Lettere). Un titolo che è davvero tutto un programma e che rappresenta la continuazione del discorso avviato con il lavoro precedente, dove prosegue la critica fondata ai paradossi che le nostre vite incarnano e al sistema che pian piano le stritola fino a farle diventare qualcosa di molto lontano da ciò che potrebbero essere. E c’è anche una sintesi delle decine di migliaia di lettere e email che l’autore ha ricevuto dopo la sua prima pubblicazione. Ah, tra l’altro, per chi non volesse perdere nemmeno una sua riga, da qualche tempo Perotti ha iniziato a parlare di come “uscire dal sistema, smettere di lavorare e cambiare la propria vita per avvicinarsi quanto più possibile all’idea che si ha di sé” sulle pagine di questo sito.

Green

Va da sé che il downshifting si porta dietro una forte dimensione green, di attenzione cioè all’ambiente e alla sostenibilità, oltre che al senso delle nostre vite. Ecco allora che potrebbe risultare utile e interessante, per chi ha in animo di dare una bella “downshiftata” alla propria vita strizzando l’occhio al green, questo volume dal titolo Un anno a impatto zero (Cairo Editore), titolo originale No impact man. L’autore, Colin Beavan, non fa altro che raccontare la sua esperienza, tanto folle quanto esaltante e riuscita, in cui ha coinvolto moglie, figlia e perfino il cane. E cioè un anno di vita a New York in cui ha ridotto al minimo, appunto a zero, l’impatto delle sue attività sull’ambiente, facendo attenzione a tutto ma proprio a tutto: trasporti, rifiuti, alimentazione, riscaldamento, condizionamento, ascensori, detersivi, computer, televisione, carta igienica e così via. Dal libro, di cui si può leggere un breve stralcio a questo indirizzo, è stato poi tratto anche un documentario.

Minimalista 2.0

Chi fra Natale e Capodanno non ha messo mano almeno a un armadio, a uno scaffale, a una parte della cantina o del box, alla cassapanca in cucina, insomma a qualche spazio o parte della propria abitazione in cui di solito non si guarda mai perché si sa che è pieno di cianfrusaglie e non si ha voglia di farvi ordine? Ebbene, ora è arrivato qualcuno che ha teorizzato che si può vivere, e bene, con poche, pochissime cose, al massimo un centinaio: è quello che si suggerisce sul manuale Vivere con 100 cose del californiano Dave Bruno, blogger statunitense che ha teorizzato, non si può dire inventato, una nuova aritmetica dei consumi secondo la quale si è più felici sottraendo che aggiungendo. I suoi consigli o, meglio, la sua sfida si è propagata alla velocità dei bit grazie anche alla sua frequentatissima pagina su Facebook (per non parlare dell’account su Twitter), ormai meta di veri e propri pellegrinaggi da parte di utenti di tutto il web che hanno deciso di provare a giocare a questo nuovo gioco: ridurre vestiti, oggetti, beni acquistati e consumati, insomma tutto quello che si possiede e che si usa per vivere, a non più di 100 cose e vedere come va. A giudicare dai commenti entusiastici dei suoi fan, sembra che stia andando bene!


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Andrea Di Turi

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