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Pensioni scuola: le novità del decreto Salva Italia

I provvedimenti del Governo Monti sulle pensioni del comparto scuola. Dall’abolizione della finestra mobile all’innalzamento dell’età pensionabile.

di Federico Nicastro 10 gen 2012 ore 10:22
L’art. 24 del decreto salva Italia emanato dal “governo tecnico” presieduto dal prof. Mario Monti, ormai divenuto legge, contiene provvedimenti aventi lo scopo di ridurre le spese in ambito pensionistico, tra gli altri settori anche nel comparto scuola.

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In particolare, nel comma 5, si legge che “con riferimento esclusivamente a quei soggetti che a decorrere dal 1° gennaio 2012 maturano i requisiti per il pensionamento non trovano applicazione le disposizioni di cui all’art. 1, comma 21, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.

L’art. 1, comma 21, della citata legge, ricordiamolo, prevedeva, infatti, la modifica dell’art. 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. La modifica era la seguente: “con effetto dal 1° gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data, dopo le parole anno scolastico e accademico, vengono inserite le parole dell'anno successivo”.

Con questa modifica veniva introdotta la cosiddetta “finestra mobile”, secondo la quale la maturazione dei requisiti di pensione dal 1° gennaio 2012 comportava la possibilità di ottenere l’effettivo collocamento a riposo (decorrenza effettiva della pensione) il 1° settembre dell’anno successivo a quello di maturazione dei requisiti.

Ebbene, questa modifica viene, con l’introduzione delle nuove norme previste dall’art. 24, comma 5, del decreto salva Italia, non applicata con conseguente successiva abolizione della neo introdotta “finestra mobile”.

Questo provvedimento si aggiunge però ad altre novità previste dal decreto salva Italia, come l’innalzamento dell’età pensionabile, secondo cui gli uomini, a partire dal 2012, potranno andare in pensione con 42 anni e un mese di contribuzione indipendentemente dall’età (inoltre è prevista una fascia di pensionamento compresa tra i 66 e i 70 anni; chi lascerà il lavoro prima dell’età massima prevista, subirà una penalizzazione pari all’1% per il primo anno, del 2% dal secondo anno), e le donne, (lavoratrici dipendenti del settore pubblico), sempre a partire dal 2012, vedranno fissata l’età di pensionamento a quota 66 anni.

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Federico Nicastro
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