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Moratoria mutui, la mossa delle banche italiane

Scelta tecnica e commerciale. Non solo altruismo sociale nella decisione della potentissima Associazione Bancaria Italiana

di Alfonso Scarano 28 ott 2009 ore 10:40
I mutui sono per le famiglie italiane una sensibilissima ed importante cartina di tornasole della loro solidità economica e solvibilità. La crisi che stiamo vivendo, ha messo in evidenza la debolezza finanziaria di numerose famiglie, pur con tassi che in questo momento sono ai minimi storici. Eppure, le insolvenze tendono ad aumentare. Così, lo scorso 21 ottobre, l’ABI – Associazione Bancaria Italiana -, ovvero la potentissima associazione che rappresenta le banche italiane, ha approvato un “piano famiglie” che prevede la sospensione per un massimo di 12 mesi del pagamento della rata dei mutui da parte di quelle famiglie che si trovano in uno stato di particolare difficoltà economica. 
Le categorie di famiglie che possono ricorrere a questa misura devono documentare dei requisiti specifici che attestano la difficoltà, che sono, come riportato dal comunicato stampa:
  1. “perdita del posto di lavoro dipendente a tempo indeterminato o termine del contratto di lavoro dipendente a tempo determinato, parasubordinato o assimilato;
  2. cessazione dell’attività di lavoro autonomo;
  3. morte di uno dei componenti il nucleo familiare percettore del reddito di sostegno della famiglia;
  4. interventi di sostegno al reddito per la sospensione del lavoro (Cig e Cigs).”

Vedremo come la moratoria verrà applicata concretamente, lascia però perplessi, quasi fosse un dettaglio di poco conto, la mancanza di accenno o spiegazione di come ad esempio verrà rivalutato il residuo debito, passato l’anno di moratoria.

Non si tratta, in realtà di un piano già compiuto, ma di un progetto in fieri in cui l’ABI dichiara di voler coinvolgere “interlocutori istituzionali e della società civile”. Gli obiettivi che stanno a cuore alle banche sono dichiaratamente tre, e che vengono così di seguito definiti nel comunicato:
  1. “innalzare la sostenibilità finanziaria delle operazioni di credito alle famiglie, adottando una misura di sospensione dei rimborsi di mutui in essere per i nuclei in situazioni di difficoltà oggettiva”;
  2. “gestire il confronto con i principali interlocutori pubblici e privati”; 
  3. “coordinare e comunicare efficacemente gli strumenti di incentivazione già esistenti, molti dei quali costruiti in partnership con le pubbliche amministrazioni”.

In altre parole, l’ABI con questa iniziativa, pare, non solo ratificare in maniera istituzionale delle prassi che già da tempo praticate da alcune banche a favore della loro clientela in difficoltà, ma anche annuncia di voler “gestire il confronto...” e di “coordinare e comunicare efficacemente gli strumenti di incentivazione..” Da notare l’uso dei termini “gestire” e “coordinare e comunicare”. Una iniziativa, dunque, che manifesta anche una palese componente di comunicazione e di immagine. 

Alla sensibilità dei più, l’associazione delle banche, pare con questa iniziativa essersi mostrata più attenta e concreta del Governo alle esigenze di categorie di famiglie in difficoltà nel pagamento delle rate di mutuo. Eppure, non dobbiamo pensare che l’iniziativa sia dettata da esclusivo altruismo sociale, quanto piuttosto da un’opportuna scelta tecnica e commerciale, forse anche in previsione di un movimento al rialzo dei tassi. In sostanza, è preferibile una sospensione della rata in attesa di tempi migliori, piuttosto che un aumento degli insolventi.

Alcune associazioni dei consumatori si erano pronunciate auspicando che il periodo temporale di moratoria fosse maggiore dei 12 mesi previsti ed anche che fosse contemplato nella azione del piano famiglie il credito al consumo. No, al momento il “piano famiglie” ABI riguarda solo i mutui.

Alfonso Scarano
scaralfonso@gmail.com
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