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Contratto a tutele crescenti: per un mutuo non fa differenza

L’Osservatorio SuperMoney ha interrogato le banche per capire se il nuovo contratto a tutele crescenti penalizza o no i giovani che vogliono chiedere un mutuo

di Beatrice Zanetti 30 apr 2015 ore 16:02

Il nuovo contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act potrebbe contribuire a rilanciare il settore dei mutui. Ottime notizie dunque per tutti i giovani che si sentono pronti al grande passo: dopo un’attenta analisi di ciò che il mercato offre, magari effettuata grazie al comparatore online di mutui offerto da SuperMoney, ottenere il finanziamento desiderato potrebbe non essere più solo un sogno. 

È proprio l’ultima analisi dell’Osservatorio SuperMoney a confermare questa tesi. L’indagine ha coinvolto direttamente sei istituti di credito - Banca Sella, CheBanca!, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo e UniCredit – ai quali è stato chiesto di esprimere la propria politica in merito al nuovo contratto indeterminato a tutele crescenti previsto dal Jobs Act.

MUTUI E JOBS ACT: L’ANALISI DI SUPERMONEY
mutuoCon questo studio SuperMoney si è proposta di sopperire alla mancanza di dati ufficiali su una questione che al momento è ancora molto confusa. Il Jobs Act è attivo da appena una cinquantina di giorni e anche i primi dipendenti ad aver giovato del nuovo regime fiscale non hanno neppure concluso il periodo di prova (solitamente 2 mesi). Il risultato è che la domanda di mutui generata dal target in esame è ad oggi pressoché inesistente.

SuperMoney ha chiesto alle banche interpellate di effettuare una simulazione per un profilo di richiedente con le seguenti caratteristiche: contratto indeterminato a tutele crescenti, under 30, RAL (Retribuzione Annua Lorda) di 25.000 euro, valore immobile di 200.000 euro.

Nessuna delle banche coinvolte ha dichiarato di applicare politiche discriminatorie o restrittive nei confronti degli assunti con un contratto a tutele crescenti. Anche UbiBanca, che non ha partecipato alla simulazione, ha comunque dichiarato di essersi sempre preoccupata di sviluppare prodotti dedicati proprio ai giovani con contratti di lavoro atipici.

RISULTATI DELLA SIMULAZIONE
Ecco quanto emerso dalla simulazione per quanto riguarda i mutui a tasso variabile:

1) CheBanca! concederebbe un finanziamento di 160.000 euro per 30 anni, con Taeg 1,98% e una rata stimata di 580 euro.

2) Deutsche Bank concederebbe un finanziamento di 160.000 euro per 40 anni, con Taeg 2,07% e una rata stimata di 485 euro.

3) Banca Sella concederebbe un finanziamento di 140.000 euro per 20 anni, con Taeg 2,58% e una rata stimata di 517 euro. In alternativa propone di allungare la durata del mutuo a 25 anni, con un Taeg del 2,66% e una rata stimata di 438 euro.

4) Intesa Sanpaolo concederebbe un finanziamento di 100.000 euro per 30 anni, con Taeg 1,8% e una rata stimata di 351 euro.

5) Unicredit Banca concederebbe un finanziamento di 100.000 euro per 20 anni, con Taeg 1,68% e una rata stimata di 482 euro.

E per quanto riguarda i finanziamenti a tasso fisso:

1) CheBanca! concederebbe un mutuo di 160.000 euro per 30 anni (solo con garante), con Taeg al 3,05% e una rata stimata di 665 euro. In alternativa, offre un finanziamento di 120.000 euro con Taeg 2,84% e una rata stimata di 485 euro.

2) Deutsche Bank concederebbe un mutuo di 160.000 euro per 30 anni (solo con garante), con Taeg al 2,09% e una rata stimata di 662 euro.

3) Banca Sella concederebbe un finanziamento di 140.000 per 20 anni, con Taeg al 3,46% e una rata stimata di 554 euro o, in alternativa, la stessa cifra per 25 anni, con Taeg al 3,54% e una rata stimata di 479 euro.

4) Intesa Sanpaolo concederebbe un mutuo di 100.000 euro per 30 anni, con Taeg al 2,9% e una rata di circa 408 euro.

5) Unicredit Banca concederebbe un finanziamento di 100.000 euro per 20 anni, con Taeg al 2,77% e una rata stimata di 532 euro.

Tutti gli istituti coinvolti hanno sottolineato come non ci siano differenze di trattamento tra dipendenti assunti con le nuove formule previste dal Jobs Act e lavoratori con il vecchio contratto a tempo indeterminato.

Nessuna delle sei banche intervistate ha richiesto la firma di un garante, mentre le policy per l’ipoteca sono le stesse previste nei regolari contratti di mutuo, che consistono, di solito, in un bene immobile con iscrizione ipotecaria pari al 150% del mutuo erogato.

Resta da capire, inoltre, come i diretti interessati dal Jobs Act vivano la propria condizione e fino a che punto si sentono pronti al grande passo senza la certezza di un posto fisso.

Per far luce sulla questione, l’Osservatorio SuperMoney invita chiunque voglia raccontare la propria esperienza o esprimere un’opinione al riguardo a scrivere all’indirizzo e-mail media@mailsupermoney.eu, o sulla pagina Facebook o su Twitter.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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