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La diversificazione omogenea aumenta i rischi di collasso del sistema finanziario

Sin da ragazzi abbiamo sentito dire che “la diversificazione riduce il rischio”, ma se questa avviene in modo omogeneo tra i vari operatori del mercato finanziario, gli effetti saranno devastanti.

di Giacomo Saver 28 ott 2011 ore 10:39
Due docenti dell'Università Tor Vergata di Roma, Rocco Ciciretti e Raffaele Corvino hanno mostrato che il mimetismo finanziario, tanto caro all'amico Paolo Sassetti, sta avendo conseguenze disastrose per i risparmiatori alla ricerca dell'investimento sicuro.

Il risparmiatore che affida i suoi averi ad un gestore professionale, lo fa con l'obiettivo di proteggere i suoi soldi da crolli rovinosi. Per questo si attende che i suoi interlocutori (consulenti e gestori) attuino un'attenta diversificazione del rischio cui il suo patrimonio è esposto. Ma che cosa accadrebbe se tutti gli operatori finanziari diversificassero allo stesso modo?

La crisi che attraversa il mondo del risparmio in Italia è solo in parte ascrivibile alla incapacità dei gestori di battere il proprio benchmark di riferimento. Sull'utilità effettiva della gestione attiva sono stati versati fiumi di inchiostro per cui è inutile riscrivere in questa sede cose già note. Quello che è interessante constatare è come una diversificazione omogenea non sia in grado di proteggere i risparmi degli individui da crisi globali come quelle che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Prima di proseguire è bene fare luce su che cosa sia il “rischio” di un investimento finanziario.

Esso si scompone idealmente in due tipologie distinte:
•    il rischio specifico, legato ad un particolare strumento finanziario ed eliminabile con la diversificazione. La detenzione di diverse tipologie di strumenti finanziari permette all'investitore di annullare questo rischio, poiché l'andamento avverso di uno o più attività è compensata dall'andamento delle restanti;
•    il rischio sistematico, legato la mercato finanziario nel suo complesso. Questo rischio non può essere eliminato dal risparmiatore ordinario che può solo incrementare o diminuire la sua esposizione allo stesso grazie all'utilizzo di prodotti finanziari che amplificano le oscillazioni del mercato stesso (così detti investimenti aggressivi) o le smorzano (così detti investimenti difensivi).

Ora, mentre il luogo comune “la diversificazione riduce il rischio” è valida per azzerare la componente specifica, il conformismo finanziario in virtù del quale tutti i “player” del settore si comportano allo stesso modo non fa altro che incrementare il rischio sistematico. Diversificare è utile se il comportamento di chi attua la differenziazione è eterogeneo. Se invece, come hanno dimostrato Ciciretti e Corvino, le stesse scelte sono attuate dalla maggioranza degli investitori a causa della similitudine nel comportamento di gestori e consulenti, la crisi e il crollo dell'intero sistema sono un dato certo.

Lo stesso evento nefasto, in un caso come questo, provocherebbe crolli ripetuti su diversi strumenti finanziari, che verrebbero in questo modo colpiti simultaneamente con scosse della stessa magnitudo. L'interdipendenza tra i differenti mercati mondiali e tra gli operatori finanziari, fa sì che si creino delle “curve di retroazione” secondo cui il comportamento di un individuo (o di un gestore) è influenzato dal comportamento degli altri partecipanti al mercato i quali, al loro volta, sono condizionati da ciò che fa il primo. Il risultato è la convergenza verso l'unità dei coefficienti di correlazione tra i diversi mercati finanziari, che finisce con il provocare fenomeni di esplosione e implosione che si ripetono nel tempo.

Questo fenomeno è stato amplificato dall'accesso facilitato alle informazioni, che la Rete mette a disposizione in tempo reale, e dai derivati per i quali il fenomeno del mercato che influenza se stesso è ancora più evidente. Dal momento che non ci sono soluzioni preconfezionate per risolvere questo problema, poiché il conformismo finanziario è un male che ha radici profonde ed è difficile estirpare, è bene concludere questo articolo con una riflessione e un consiglio operativo.

La riflessività, come la chiama Soros, ossia la tendenza degli individui a essere influenzati dal comportamento finanziario degli altri e a influenzare a loro volta altri partecipanti al mercato, genera quello che comunemente si chiama trend. Un crollo genera la caduta simultanea di più fondi di investimento, indici azionari e mercati finanziari in generale. Il panico genera altro panico, cosicché altri operatori finiranno con il fare ciò che hanno fatto i primi: vendere. Le vendite a loro volta genereranno altre vendite che provocheranno ulteriori ribassi. E così via fino a che non si raggiunge un livello così basso che fa da “pavimento” per una risalita o, quanto meno, un rimbalzo. Un discorso speculare genera i boom di borsa, con conseguente rialzo delle quotazioni fino a livelli insostenibili. In entrambi gli scenari i risparmiatori usciranno con le “ossa finanziarie” irrimediabilmente fracassate.

Ma allora è possibile prevedere i trend futuri?
Personalmente credo di no. Tuttavia è possibile fare una diagnosi precoce degli stessi. In questo modo il risparmiatore potrà entrare all'inizio di un trend rialzista e cogliere il rialzo e uscire dal mercato all'inizio di un trend ribassista proteggendo i suoi risparmi da rovinosi crolli dovuti alla diversificazione omogenea.

Quello che a prima vista appare miracoloso o astruso, il trend following, è molto più semplice di quanto si creda. Basta utilizzare indicatori appositi, un foglio di calcolo e un po' di costanza nell'aggiornare i dati. E' tutta qui la ricetta dell'investimento perfetto.

Giacomo Saver
http://www.segretibancari.com
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