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Italia: cala il potere d’acquisto delle famiglie

Cause principali l’aumento della cassa integrazione e dei licenziamenti. Contenuto, invece, l’effetto dell’inflazione

di Marco Delugan 12 gen 2010 ore 12:11
Tra l’ottobre del 2008 e il settembre del 2009 il potere d’acquisto delle famiglie italiane si è ridotto dell’1,6% rispetto a quello registrato nello stesso periodo di dodici mesi prima. Lo ha comunicato ieri l’Istat. Il potere d’acquisto è definito come reddito disponibile – quanto si guadagna meno le tasse, nelle loro diverse forme – espresso in termini reali. I dati Istat devono essere considerati provvisori, e potrebbero venire modificati da future rielaborazioni. 

Cause principali sono state l’aumento della cassa integrazione e dei licenziamenti. Contenuto, invece, il contributo dell’inflazione. In ottobre, infatti, l’indice dei prezzi al consumo elaborato dall’Istat ha registrato una crescita dello 0,3% su base annua. 

In termini nominali, il reddito è calato dell’1%, mentre i consumi sono diminuiti dell’1,5%. Il tasso di risparmio è quindi aumentato dello 0,4%. 

Il calo del potere d’acquisto è considerato preoccupante da molti commentatori. Secondo Federconsumatori la perdita del potere d’acquisto sarebbe addirittura maggiore: 1,8-1,9%. E secondo il Codacons il dato Istat non è del tutto rappresentativo della realtà italiana, in quanto “Nella migliore delle ipotesi, si tratta della media del pollo. I pensionati al minimo, così come le famiglie a rischio di povertà relativa, hanno un'inflazione da doppia a tripla rispetto alla media delle famiglie italiane. Per loro, quindi, il calo del potere d'acquisto è almeno doppio e, quindi, supera abbondantemente la soglia del 3%.” 

Da fonti di stampa si apprende che secondo il ministro Brunetta, invece, i dati presentati dall’Istat sono “pienamente coerenti con il quadro di tenuta delle condizioni di vita degli italiani e, in particolar modo, dei pensionati”.”Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito soltanto dell’1,6%, contro una caduta del Pil reale del 4,9%. La caduta del prodotto lordo viene assorbita in modo prevalente dai profitti delle imprese e dai redditi da lavoro autonomo.” Dati meno brutti di quanto potrebbe sembra a prima vista, quindi. 

Diversa la reazione tra le file dello schieramento politico di opposizione. Secondo Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del Partito Democratico, i dati evidenziano come esista un “circolo vizioso tra aumento della disoccupazione, diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, contrazione dei profitti delle imprese e crollo degli investimenti.”

Secondo Fassina è necessario difendere il potere d’acquisto delle famiglie italiane, sostenendo il reddito dei disoccupati e dei precari e alleggerendo il carico fiscale sui redditi più bassi.

Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef, hanno dichiarato che “Alla luce di tale scenario è evidente l’urgenza di intervenire a sostegno del potere di acquisto delle famiglie attraverso una manovra ormai indispensabile che rivendichiamo da tempo: cioè la detassazione del reddito fisso, da lavoro e da pensione, per almeno 1200 Euro annui.”

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