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Obbligazioni tasso fisso e tasso variabile

di Gianrocco Mecca 6 mag 2011 ore 12:34
Nelle proprie scelte di investimento obbligazionario, gli investitori si trovano spesso di fronte alla scelta tra tasso fisso o variabile. Si tratta di una discriminante molto importante, decisiva in termini di rendimento dell’obbligazione.

Nelle obbligazioni a tasso fisso, la cedola (gli interessi periodici) è prestabilita al momento dell’emissione, e non varia per tutta la durata del titolo. Di contro però, le quotazioni delle obbligazioni, risultano più sensibili all’andamento dei tassi di mercato. I prezzi infatti tendono a muoversi in direzione contraria rispetto all’andamento dei tassi. Il discorso ha maggior rilevanza per chi acquista obbligazioni e non intende portare a scadenza l’investimento, ma vuol monetizzarlo dopo un determinato periodo di tempo.

Nel caso di aumento dei tassi di mercato, si assisterà alla discesa delle quotazioni dei titoli presistenti, che offrivano tassi più bassi. Al contrario, un abbassamento del livello generale dei tassi produce un rialzo del livello dei prezzi. Questo perché l’obbligazione offre un rendimento maggiore di quello che un investitore, potrebbe ottenere comprando titoli col medesimo rischio, sul mercato.

Le obbligazioni tasso variabile sono invece titoli che prevedono lo stacco di interessi variabili, sulla base di parametri di indicizzazione predeterminati. In genere come parametro di riferimento viene utilizzato l’indice Euribor a 6 mesi o 3 mesi, o il Libor. Soprattutto in periodi di tassi bassi, al parametro di indicizzazione reale o finanziaria viene sommato uno spread. Per determinare il valore della cedola bisogna di volta in volta sommare lo spread predeterminato al momento dell’emissione, al valore assunto dal parametro di indicizzazione. Ad esempio, consideriamo un titolo che paga semestralmente una cedola pari a Euribor 6 mesi con spread all’1,5%. Al momento dello stacco della cedola l’Euribor è pari all’1,3%. In questo caso il valore della cedola che l’emittente staccherà sarà pari a spread (1,5%)+Euribor (1,3%) = 2,8%.

Il prezzo di questa categoria di titoli invece risulterà poco sensibile all’andamento dei tassi, in quanto il riflesso della fluttuazione di quest’ultimi impatterà direttamente sull’entità delle cedole.

In generale ricorrono al tasso fisso, gli investitori che intendono conoscere preventivamente il rendimento del proprio investimento. Il tasso variabile è normalmente preferito da chi vuole mantenere il più possibile invariato il valore del capitale investito, in quanto il prezzo delle obbligazioni risulta meno sensibile all’andamento dei tassi di interesse di mercato.

Gianrocco Mecca
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