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Gli aumenti di capitale

Che cosa accade quando una società decide di aumentare il proprio capitale sociale? Che cosa possono fare i 'vecchi azionisti'? Che cosa sono i diritti di opzione?

di Giacomo Saver 10 gen 2012 ore 12:27
Sebbene l'ansia da investimento non sia ancora svanita, alcune grandi aziende si stanno rivolgendo al mercato azionario per ricapitalizzarsi, ossia per aumentare il proprio capitale sociale al fine di fronteggiare meglio le esigenze della gestione. Quest'operazione, però, altera gli equilibri esistenti tra vecchi e nuovi azionisti ed è compensata attraverso il meccanismo dei diritti di opzione.

Fisiologia dell'aumento di capitale - L'aumento dei mezzi propri di una società per azioni implica l'emissione di nuove azioni, a fronte delle quali l'impresa raccoglie mezzi finanziari freschi. L'emissione di nuovi titoli, tuttavia, va a ridurre le percentuali di partecipazione al capitale da parte dei vecchi soci che sarebbero penalizzati qualora entrassero nuovi “portatori di capitale”.

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Questo esempio illustrerà bene il concetto. Immaginiamo una SpA con un capitale sociale di 1.000.000 di euro detenuto da due soci. Il primo di essi possiede il 51% di tale importo, mentre il secondo detiene il 49% dello stesso. Ora il consiglio di amministrazione propone all'assemblea degli azionisti l'aumento di capitale per 500.000 euro. Il nuovo patrimonio dei soci passerà da 1 milione ad 1,5 milioni. Se l'incremento fosse sottoscritto da un socio nuovo, i due vecchi azionisti vedrebbero ridotte le loro quote relative. Le nuove percentuali di partecipazioni diventerebbero le seguenti: socio A 34% (dal 51% precedente), socio B 33% (dal 49% precedente) socio C 33% ex novo.

L'ingresso di un nuovo socio diventerebbe quindi 'lesiva' degli interessi dei vecchi azionisti. Ecco perché sono proprio questi ultimi ad aver diritto a sottoscrivere le azioni di nuova emissione in proporzione ai titoli già posseduti. Questo diritto, si chiama diritto di opzione. Nel nostro esempio, il rapporto tra aumento e capitale sociale vecchio è pari a ½, il che significa che gli azionisti hanno diritto a sottoscrivere una nuova azione ogni 2 vecchie possedute. Ragionando sul valore nominale avremo che il socio A potrà sottoscrivere 255.000 euro, portando la sua quota da 510.000 euro a 765.000 che, rapportato al nuovo capitale di 1.500.000 euro continua a rappresentare il 51% del totale. Il socio B sottoscrivendo 245.000 euro di nuovo capitale eleverà la sua quota a 735.000 che mantiene inalterata la sua partecipazione al 49% del nuovo patrimonio.

Effetti dell'aumento di capitale al prezzo delle azioni - Che cosa accade al prezzo in borsa delle azioni dopo l'immissione di nuovi titoli? E se un socio non vuole aderire all'aumento? In questo paragrafo daremo la risposta a queste domande.

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Immaginiamo che le vecchie azioni abbiano un valore di mercato di 12 euro e che le nuove siano emesse a 10 euro. Ciò è molto frequente, poiché per invogliare i soci a sottoscrivere l'aumento di capitale spesso i nuovi titoli sono venduti a prezzo scontato rispetto alla loro quotazione di Borsa. Come è facile immaginare, l'incremento del numero di azioni in circolazione determinerà una riduzione del valore di mercato dei titoli, che si attesterà ad un valore pari alla media ponderata delle azioni vecchie e di quelle nuove secondo questa formula:

Prezzo azioni dopo aumento = ((numero azioni vecchie x prezzo borsa)+(prezzo azioni nuove x numero azioni nuove))/(azioni vecchie + azioni nuove).

Nel nostro esempio, poiché ogni 2 titoli vecchi ne viene offerto uno nuovo avremo:

(2x12 + 10x1)/(2+1) = 11,333 prezzo delle azioni dopo l'aumento di capitale.

I vecchi azionisti, sottoscrivendo l'aumento di capitale, ridurranno il loro prezzo di carico in misura corrispondente grazie all'acquisto di nuovi titoli a prezzo ribassato. Ma cosa accade se un socio non partecipa all'aumento? A causa della diluizione post incremento si troverà con dei titoli che hanno perso valore. A fronte di 12 euro ora le sue azioni ne valgono solo più 11,33 con una perdita pari a 0,6666 euro. Tale valore è il prezzo dei diritti di opzione che sono il ristoro economico offerto ai vecchi azionisti che non vogliono partecipare all'aumento di capitale. Il diritto di opzione, che spetta ai vecchi soci in ragione di uno per ogni azione detenuta, è scambiato in borsa e può essere venduto. Chi lo compra può partecipare all'aumento di capitale pur non essendo azionista, oppure può sottoscrivere più azioni di quante gli spetterebbero utilizzando i suoi diritti.

Nel prossimo articolo vedremo le casistiche che possono presentarsi e come scegliere in concreto che cosa fare: vendere i diritti di opzione e comprare i titoli sul mercato per i vecchi azionisti, oppure comprare i diritti e sottoscrivere le azioni o ancora comprare direttamente i titoli in borsa. Conoscere queste logiche è indispensabile se vuole realizzare un investimento consapevole e perfetto.


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Giacomo Saver
http://www.segretibancari.com
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