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Come difendersi dalle banche

Come Goldman Sachs insegna, il cliente è un pollo da spennare. Nel caso italiano sono due gli stratagemmi con cui gli intermediari intrappolano il cliente. Le regole di condotta per difendersi

di Giacomo Saver 22 mar 2012 ore 10:14
Il cliente è un pollo da spennare. Questa è la rivelazione shock di Greg Smith, dirigente di Goldman Sachs che ha svelato come il cliente sia considerato un burattino da spennare e nulla di più.

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Tutto si può dire delle banche, eccetto che esse propongano strumenti finanziari nell'interesse dei risparmiatori. Anzi, poiché il loro interesse è contrapposto a quello dei clienti, molte volte il comportamento degli intermediari è opaco e al limite della truffa. Difendersi è possibile, osservando alcune semplici regole di condotta e prestando attenzione a due trappole: le mode e la spasmodica ricerca di sicurezza ad alto costo.

I prodotti finanziari inefficienti: fondi, polizze e obbligazioni strutturate
La regola secondo cui tanto più il cliente paga tanto maggiore è il guadagno dell'intermediario spinge le banche ad offrire strumenti finanziari carichi di costi e dal rendimento finale basso. Ad esempio ai risparmiatori in cerca di sicurezza sono proposte le polizze vita o le obbligazioni strutturate che offrono la certezza della restituzione del capitale nominale alla scadenza. Per invogliarne la sottoscrizione questi prodotti pagano alcune cedole – di solito quelle iniziali – competitive rispetto a quanto offerto da un titolo di stato di pari durata.

Trascorso questo “mirror period”, in ricordo delle specchietti utilizzati per catturare le allodole, le obbligazioni strutturate diventano rigorosamente a tasso variabile sulla base di un parametro finanziario complesso (ad esempio un indice di borsa o un paniere di azioni) congegnato in modo tale da minimizzare le probabilità che le stesse siano pagate.

In questo modo, 'spalmando' le prime cedole elevate su tutto il periodo di vita dell'obbligazione, il rendimento complessivo sarà molto basso (salvo i casi eccezionali in cui le cedole variabili sono corrisposte).

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Per quanto riguarda le polizze, esse sono strumenti di distruzione di massa dei risparmi degli investitori. Equivalenti, nella sostanza, all'investimento in titoli di stato, esse hanno costi nascosti esorbitanti che falciano – come una lama affilata – il guadagno totale. Spesso questi strumenti sono venduti con la diceria che offrono la garanzia assoluta anche in caso di dissesto delle finanze pubbliche, informazione assolutamente fuorviante dato che un eventuale default metterebbe la compagnia assicuratrice in seria difficoltà fino a rendere impossibile il pagamento del capitale o della rendita assicurata. I costi sulle polizze tradizionali, rigorosamente nascosti a meno che il cliente faccia esplicita richiesta, si aggirano intorno all'8 – 10% su ogni premio pagato.

Un modo con cui le banche cercano di rimpolpare i propri bilanci è quello di costringere le reti di vendita al collocamento di strumenti finanziari grondanti di costi e, di conseguenza, poveri di ritorno per chi ha la sventura di sottoscriverli.

Altra caratteristica delle polizze e delle obbligazioni strutturate è la scarsa liquidità e l'elevata penalizzazione in caso di rimborso anticipato. In questo modo si trattiene il cliente con lo spauracchio di una grossa perdita se questi tenta semplicemente di rientrare in possesso delle somme investite prima della scadenza del contratto. Dato che molte obbligazioni non sono scambiate su un mercato ufficiale, il cliente che voglia venderle dovrà accettare le condizioni univocamente stabilite dall'intermediario che le ha piazzate aggiungendo una forte decurtazione in conto capitale alla commissione pagata al momento della sottoscrizione.

Attenzione ai fondi di investimento
I fondi di investimento non sono nell'insieme un valido veicolo di investimento. Se da un lato sono più trasparenti e meno costosi delle polizze e delle obbligazioni strutturate, dall'altra le loro performance complessive lasciano molto a desiderare. E' ovvio che alcuni gestori riusciranno a fare meglio della media dei mercati in cui investono (il così detto benchmark), ma globalmente il settore distrugge la ricchezza dei risparmiatori. A fronte di pochi prodotti validi (che si alternano nel tempo, cosicché scegliere oggi chi è stato bravo ieri potrebbe voler dire affidarsi ad un perdente di domani) la maggior parte dei fondi offrono rendimenti – al netto dei costi – decisamente inferiori a quelli medi di mercato.

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I punti deboli del cliente: paura e avidità
Invece di porsi come veri consulenti finanziari, le banche ed i promotori sfruttano la paura e l'avidità fisiologiche delle persone per trarre copiosi profitti. A tal fine non agiranno mai in controtendenza ma assecondando la moda del momento. Ad esempio al termine di un rovinoso ribasso delle borse, quando sarebbe forse opportuno iniziare ad investire grazie ai prezzi 'da saldo', le banche propongono strumenti a capitale garantito con elevate commissioni occulte. Allo stesso modo, di fronte ad evidenti segnali di sopravvalutazione del mercato azionario, invece di inneggiare la prudenza, gli intermediari raccolgono il denaro dei risparmiatori lanciando prodotti specializzati sui settori più di moda pur sapendo che i clienti probabilmente perderanno.

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Ma, in fondo, va bene così. Un cliente che perde è un cliente che resta investito e che continua a pagare commissioni di gestione sui fondi e prodotti del risparmio gestito sottoscritti nella speranza di riprendere almeno i suoi soldi.

Di fronte a questa duplice manovra del sistema (la vendita di strumenti inefficienti e il pessimo timing con cui i medesimo sono proposti), due sono le strade per uscirne indenni ed ottenere il 'giusto' guadagno:

1.    investire in strumenti finanziari efficienti, ossia prodotti che minimizzino i costi a carico del risparmiatore
2.    utilizzare una metodologia di investimento razionale che allevi la paura e contenga l'avidità.

Giacomo Saver
http://www.segretibancari.com
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