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La tassazione di azioni, titoli di stato (BTP, BOT, CCT e CTZ) e delle altre attività finanziarie

In una guida tutto quello da sapere sugli aspetti fiscali dell'investimento nelle varie attività finanziarie, dai titoli azionari a quelli del debito pubblico italiano, passando per conti correnti e contratti derivati

di Mauro Introzzi 12 mar 2019 ore 13:38

Quanto paghiamo di tasse sulle azioni? Come sono tassati gli interessi sui titoli di stato italiani? A quanto assomma la tassaziona dei capital gain? Quanto si destina al fisco, sottoforma di imposizione, dalle cosiddette rendite finanziarie? E come si pagano queste tasse? In questa guida tutto quello da sapere sugli aspetti fiscali dell'investimento nelle varie attività finanziarie, dai titoli azionari a quelli del debito pubblico italiano. Passando per conti correnti e contratti derivati.

 

In questa guida:

 

TASSAZIONE RENDITE FINANZIARIE, LA NORMATIVA

imposte-tasse-rendite-finanziarieLe regole sulla tassazione delle rendite relative agli investimenti finanziari è cambiata nel 2014. Più precisamente il 1° luglio 2014 a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Legge 66/2014. La normativa ha introdotto un gravame maggiore per quasi tutte le categorie di investimenti portando la ritenuta dal precedente 20% al 26%.

Ma non per tutte le asset class è andata così.

 

COSA VIENE TASSATA LA RENDITA FINANZIARIA

I proventi tassati sono fondamentalmente di 2 tipologie:

  • la quota relativa al frutto dell’investimento, come gli interessi dei titoli di stato o i dividendi per le azioni;
  • la quota relativa alla plusvalenza sulla compravendita o alla differenza tra il prezzo di emissione sotto la pari e il valore di rimborso (tassazione dei capital gain).

In questo ultimo caso va specificato che se invece di una plusvalenza (in inglese un “capital gain”) si verificasse una minusvalenza (in inglese “capital loss”), una parte della perdita in conto capitale sarà a disposizione per abbattere il carico fiscale di successive plusvalenze.

Sia la quota di interessi o dividendi, che la plusvalenza sono tassate nello stesso modo. Anche l’aliquota sulla minusvalenza da portare poi in detrazione a quote su eventuali plusvalenze successive è di pari entità percentuale.

 

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TASSE SUI TITOLI AZIONARI

Quando si vende un titolo azionario con un guadagno viene tassata la differenza tra il prezzo di vendita (al netto delle commissioni pagate all’istituto bancario) e il cosiddetto prezzo di carico, o fiscale, ossia il valore di acquisto comprensivo delle commissioni. Su questa differenza si applica un’imposta del 26%.

Se l’azione della stessa società viene acquistata in tranche diverse il prezzo di carico sarà calcolato come media (ponderata per le varie quantità acquistate) dei prezzi pagati per ogni operazione.

La stessa aliquota del 26% è applicata ai dividendi staccati dal titolo.

Prima del 1° luglio 2014 l’imposta per questa tipologia di asset class era pari al 20%.

 

TASSE SUI TITOLI DI STATO (BTP, BOT, CCT e CTZ)

Qual è invece la tassazione delle rendite relative ai titoli di stato? I proventi in arrivo da BTP (e BTP indicizzati), BOT, CCT e CTZ sono tassati al 12,5%. Ricadono in questa aliquota anche le obbligazioni dei titoli pubblici territoriali (come regioni, province e comuni) e i bond di stato esteri e territoriali inseriti nella white list (che contiene gli Stati che consentono un adeguato scambio di informazioni) e quelli degli organismi internazionali (ad esempio BEI, BIRS o World Bank).

Ricadono nell’ambito di imposta al 12,5% anche gli interessi, se previsti dalla natura dello strumento (come ad esempio gli interessi semestrali dei BTP). Per i cosiddetti zero coupon bond (ossia BOT e CTZ, che non hanno cedole di interessi) l’aliquota si applica alla differenza tra acquisto e vendita.

Le minusvalenze su questi titoli saranno parimenti conteggiate al 12,5%.

L’aliquota, prima della riforma del 2014, era del 12,5%. Il peso fiscale su questa tipologia di titoli è rimasta quindi perfettamente invariata.

 

LA TASSAZIONE DEGLI INTERESSI SU CONTI CORRENTI, LIBRETTI E DEPOSITI

La quota di interessi pagata sui conti correnti era di entità anche rilevante fino a qualche anno fa. L’evoluzione dell’uso dello strumento, non più utilizzato in ottica investimento ma usato solo per “parcheggiare” liquidità necessaria a far fronte agli impegni quotidiani, e il livello dei tassi decisamente limitato, ha ridotto queste cifre a quote risibili.Comunque gli interessi sul conto corrente sono tassati al 26%, dal 20% del periodo precedente a fine giugno 2014.

Stessa tassazione sugli interessi da libretti bancari, depositi bancari e certificati di deposito.

 

IMPOSIZIONE FISCALE SU BOND SOCIETARI

Come per le azioni anche per le obbligazioni societarie l’imposta, su interessi e plusvalenze, è passata dal luglio 2014 dal 20% al 26%. In questa categoria sono comprese obbligazioni italiane ed estere, sia emesse da gruppi quotati che non.

 

TASSE SUI FONDI E ETF

E i fondi comuni di diritto italiano? Incremento di valore e proventi sono stati tassati al 26% (dal 20% precedente), al pari di fondi comuni esteri armonizzati, lussemburghesi e ETF.

Se all’interno di questi strumenti sono contenuti titoli di stato (e categorie equiparate fiscalmente) questa componente concorre per il 48,08%.

 

TASSAZIONE DEI DERIVATI

Anche le plusvalenze sui derivati (opzioni, future, swap, certificati o cfd) sono tassati al 26%.

 

COME SI APPLICA L’IMPOSTA

Ma come pagare queste tasse? Il risparmiatore deve scegliere in quale regime far ricadere i propri investimenti. A parte le gestioni patrimoniali, che hanno un regime gestito peculiare, la scelta può ricadere su:

  • dichiarativo
  • amministrato

Nel primo caso, quello dichiarativo, sarà dovere dell’investitore riportare nella propria dichiarazione dei redditi tutte le plusvalenze e i proventi di natura finanziaria che ha registrato l'anno precedente. Sarà importante, in questo caso, conservare la documentazione relativa alle transazioni per almeno 5 anni.

Nel secondo caso, quello del regime amministrato, fa tutto la banca. Si tratta della modalità più comoda perché l’istituto applicherà in automatico a tutte le attività finanziarie presenti nel dossier titolo l’imposta corretta e verserà le somme corrette al fisco.

 

COME RECUPERARE LE MINUSVALENZE

Come indicato in precedenza le minusvalenze (ossia le perdite derivanti dall’attività di investimento) possono essere portate in compensazione di eventuali successive plusvalenze.

Anche in questo caso se il risparmiatore opta per il regime amministrato, fa tutto in modo automatico la banca. Secondo la normativa le minusvalenze possono essere utilizzate per pagare meno imposte sulle plusvalenze nell’anno in cui si realizzano e nei successivi 4.

Ad esempio se nel 2018 incasso una minusvalenza, il 26% di essa può essere usata sui successivi 26% di plusvalenze nell’intero 2018 e negli anni 2019, 2020, 2021 e 2022. Dal 31 dicembre 2022 il credito d’imposta sulla minusvalenza scade. È quindi decisamente importante tenere sotto controllo queste scadenze.

 

In una tabella, una sintesi delle aliquote sui proventi derivanti dalle vari categorie di investimenti:

 

Tipologia Aliquota
Azioni 26%
Titoli di stato italiani (BTP, BOT, CCT, CTZ) 12,5
Obbligazioni dei titoli pubblici territoriali (regioni, province e comuni)  12,5
Bond di stato esteri e territoriali inseriti nella white list 12,5
Bond degli organismi internazionali 12,5
Conti correnti 26%
Libretti bancari 26%
Depositi bancari 26%
Certificati di deposito 26%
Bond societari 26%
Fondi e ETF italiani e armonizzati 26%
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