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Accertamento da redditometro, cosa c'è da sapere

Il redditometro permette di ricostruire il reddito presunto. A seguito delle nuove modalità di accertamento gli uffici potranno usare i valori medi di spesa risultanti dalle indagini ISTAT

di Antonello Scrimieri 3 apr 2013 ore 11:24
Il nuovo accertamento da redditometro prevede, relativamente ad alcune spese, l'utilizzo dei valori ISTAT. In ogni caso, tali spese medie dovrebbero essere veritiere e rappresentare al meglio la reale situazione del contribuente; è pertanto possibile che quest'ultimo provi una diversa spesa effettiva in sede di confronto.

COS'E' IL REDDITOMETRO - Il redditometro è lo strumento antievasione che permette di ricostruire un reddito presunto sulla scorta delle spese che il contribuente ha sostenuto. I controlli fiscali scattano in seguito a palese incongruenza, ovvero nei casi in cui lo scostamento tra reddito dichiarato e reddito presunto superi il 20%.

INFOGRAFICA: I limiti minimi di reddito per non aver problemi col redditometro

I DATI RILEVANTI - I dati che il Fisco considera rilevanti, ai fini della ricostruzione del reddito, sono rappresentati da diverse tipologie di spesa, risparmi ed investimenti; nello specifico sono circa 100 voci ad essere sotto controllo, suddivise nelle seguenti categorie:

- alimentari ed abbigliamento;
- mobili ed elettrodomestici;
- trasporti e combustibili;
- comunicazioni telefoniche ed energia;
- istruzione, tempo libero, cultura e giochi;
- casa;
- sanità;
- investimenti in conto corrente, titoli, carte di credito.

COME DIFENDERSI - Se il Fisco accerta una palese incongruenza inviterà il contribuente a fornire una adeguata spiegazione; assume fondamentale importanza, quindi, per il contribuente la fase del contraddittorio. È solo in questa sede che egli può dimostrare la regolarità della sua posizione. Il contribuente, potrebbe chiarire che il sostenimento di quella spesa contestata:

- è stato effettuato da terzi esibendo a conferma bonifici, assegni o altro documento idoneo;
- è frutto di una donazione;
- è scaturito in seguito a contrazione di un apposito mutuo;
- è stato possibile grazie a risparmi di più anni fornendo come prova gli estratti conto dai quali rilevano gli avanzi monetari.

Risulta, pertanto, opportuno effettuare pagamenti tracciabili ed identificabili i quali permettono, anche a distanza di tempo, la ricostruzione dei movimenti finanziari; così come altrettanto auspicabile sarebbe una gestione separata dei conti correnti personali da quelli professionali o d'impresa. Quando, invece, il contribuente non riesce a chiarire la sua posizione partirà l'accertamento vero e proprio, e lo stesso dovrà versare, a titolo di sanzione, il 30% della maggior somma dovuta al Fisco.

I DATI ISTAT -  Relativamente ad una serie di spese è rilevante il valore medio ISTAT: occorre, infatti, effettuare un confronto tra quanto effettivamente sostenuto e quanto risulta dalle indagini statistiche. Il problema è capire quando l'Agenzia delle Entrate può applicare i valori ISTAT; è immediatamente comprensibile, infatti, che il contribuente non è tenuto a sostenere tutte le tipologie di spese previste ma ne sosterrà solo alcune o le sosterrà in misura inferiore. In tali casi, il contribuente può dimostrare:

- non sussistenza della spesa, ovvero il contribuente non ha sostenuto quella spesa prevista dal decreto: il contribuente spunterà nel questionario inviatogli dal Fisco le tipologie di spesa sostenute;
- minore esborso di quello medio presunto dall'ISTAT: è preferibile che tutti i pagamenti effettuati siano tracciati attraverso l'utilizzo del bancomat e delle carte di credito. Poca utilità avrebbe la raccolta degli scontrini, ricevute e fatture che non certificano, di fatto, un'uscita più bassa.

Antonello Scrimieri


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