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Tango Bond: il punto di Nicola Stock

Cosa ha fatto fino ad oggi e cosa farà la Task Force Argentina per i propri assistiti.

di Marco Delugan 1 nov 2011 ore 10:49
Una delle storie più dolorose per i risparmiatori italiani. Molti pensionati, che avevano investito in titoli che davano un buon rendimento, di un paese che sembrava troppo grande per fallire. Tutto inizia alla fine del 2001, quando la Repubblica Argentina dichiara che non ripagherà parte del suo debito pubblico. Gli italiani coinvolti erano 450mila, per un totale di 14,5 miliardi di euro. Da allora: due offerte pubbliche di scambio da parte della Repubblica Argentina, diverse azioni legali contro la stessa da parte di investitori sparsi in tutto il mondo e, per gli investitori italiani, il ricorso all’International Centre for the Settlement of the Investment Dispute (ICSID) della Task Force Argentina (TFA) - associazione di banche italiane per la tutela degli investitori in titoli argentini. Di questa storia e di quanto ha fatto e farà la TFA per i propri assistiti abbiamo parlato con Nicola Stock, che della TFA è presidente dalla sua fondazione nel settembre del 2002.

Quanti investitori rappresenta oggi la Task Force Argentina?

«La Tfa rappresenta oggi circa 60mila investitori italiani per un importo di circa 1 miliardo e 300 milioni di dollari di bond argentini andati in default. Li rappresenta presso l’ICSID, nel ricorso che la Tfa ha avviato nei confronti della Repubblica Argentina nel 2006».

Cosa ha ottenuto in questi anni la Tfa per gli investitori che rappresenta?

«Nel dafault del 2001 non era coinvolta solo la Repubblica Argentina, che aveva certamente la fetta più grossa dei bond andati in fallimento, ma anche organizzazioni pubbliche e private, come la Telecom Argentina, la Provincia di Buenos Aires, la Città di Buenos Aires, il Banco Hipotecario, la Metrogas, e rispetto a queste abbiamo già contribuito a ristrutturare 2 miliardi circa di debito, alcuni già rientrati completamente, altri il cui rientro verrà completato nei prossimi anni».

Come sono andati i rapporti con la Repubblica Argentina?

«Di solito, quando c’è una ristrutturazione di un debito, si cerca di formare un gruppo di creditori in modo da facilitare le trattative ed evitare al debitore troppe controparti. Noi, oltre alla Tfa italiana, abbiamo dato vita al GCAB (Global Committee of Argentina Bondhloders) – con giapponesi, americani, svizzeri, tedeschi – che potesse colloquiare e far si che l’Argentina non dovesse girare per il mondo alla ricerca di accordi. Ma l’Argentina ha sempre rifiutato questa possibilità. Anche nel 2006, quando abbiamo fatto ricorso all’ICSID dopo la loro offerta di scambio del 2005, abbiamo detto fino all’ultimo che eravamo disponibili a metterci intorno a un tavolo per cercare altre soluzioni».

Perché non partecipare alle due offerte?


«Bisogna andare un po’ a ritroso. La prima offerta che l’Argentina ha fatto a Dubai nel 2003 in occasione della riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale arrivava a coprire il 9% di quanto andato in default. Noi della TFA - e non solo noi, ma tutti i creditori dell’Argentina – la rifiutammo perché troppo bassa. Poi si arrivò al 2005, con un’offerta che arrivava al 25%. Nell’offerta era compreso un titolo legato all’andamento del PIL argentino, che però in quel momento poteva essere un gioco al lotto perché non si sapeva quanto potesse veramente valere. Così ritenemmo di dire ai nostri rappresentati che l’offerta non ci pareva adeguata».

Queste percentuali in che modo erano calcolate?


«Quelle cifre rappresentavano il valore attuale a quel tempo, e cioè 2003 e 2005, di quello che si sarebbe recuperato a scadenza, valore nominale più interessi. E per lo stesso motivo, e cioè un’offerta a nostro parere troppo bassa, abbiamo invitato i risparmiatori a non accettare neanche la proposta del 2010».

Perché il ricorso all’ICSID?


«Abbiamo fatto ricorso all’ICSID quando abbiamo capito che con l’Argentina non c’era nulla da fare. Ma non siamo gli unici ad aver seguito vie legali: ci sono class action a New York, ci sono circa 400 ricorsi fatti di italiani e da tedeschi al tribunale di Francoforte, ad esempio».

Cosa avete chiesto all’ICSID?

«Noi abbiamo chiesto il rimborso del valore nominale dei titoli più gli interessi che sono decorsi. E poi sarà il tribunale arbitrale che deciderà. Poi se ci si mette intorno ad un tavolo negoziale si possono trovare dei compromessi, in una situazione di contrapposizione netta uno chiede tutto poi sarà il tribunale a decidere».

L’ICSID è in grado di imporre la sua sentenza?


«Certamente.  Il ricorso all’ICSID ha come base un trattato bilaterale, sottoscritto da Italia e Argentina che riguardava la difesa degli investimenti degli italiani in Argentina e viceversa».

A che punto è il ricorso all’ICSID?


«Il ricorso all’ICSID è una cosa complessa, ma gli argentini sono riusciti a renderla ancora più complessa facendo in diversi modi ostruzione per rallentare al massimo il procedimento. La prima fase del ricorso, quella chiamata di Registrazione, la iniziammo nell’autunno del 2006. Il 4 agosto di quest’anno l’ICSID si è dichiarato competente, ha quindi accettato il ricorso, completando così la seconda fase del ricorso, quella giurisdizionale. A questo punto l’Argentina ha ricusato gli arbitri del processo, tentando di mettere ancora una volta il bastone tra le ruote. Adesso speriamo che entro la fine di novembre il Presidente della Banca Mondiale rifiuti la ricusazione degli arbitri. Se così sarà, si spera che l’ICSID si esprima nel merito entro la fine dell’anno prossimo ci dia quindi ragione o torto. Me è una previsione da prendere con cautela perché, vista l’esperienza passata, l’Argentina potrebbe inventarsi altre cose per bloccare il decorso del processo».


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Note

ICSID -  International Centre for the Settlement of the Investment Dispute è un tribunale svolge che funzioni di conciliatore o di arbitro nelle dispute relative ad investimenti fra Stati e investitori privati esteri in applicazione di trattati bilaterali (BIT) esistenti tra i Paesi interessati.
http://www.tfargentina.it/domande.php#2001

Class Action - Strumento di tutela collettiva risarcitoria idoneo ad ottenere il risarcimento del danno subito da un gruppo di cittadini a causa dell’illecito seriale prodotto da un soggetto professionale.
http://www.classaction.it/index.php?option=com_content&view=article&id=110&Itemid=135
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