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I soldi fanno davvero la felicità?

Un’importante ricerca sembrerebbe confermare la relazione diretta tra l’aumento del reddito e l’aumento della felicità, i soldi possono comprare la felicità?

di Erica Venditti 10 mag 2013 ore 12:16
Un nuovo studio, sembrerebbe ribaltare i risultati emersi nel 1974 dall’economista Richars Easterlin, il quale aveva sostenuto che un aumento del reddito non necessariamente rendeva le persone più felici. I tempi sono cambiati, sono passati molti anni, e due economisti, Betsey Stevenson e Justin Wolfers, entrambi appartenenti all’Università del Michigan hanno sollevato dubbi circa il paradosso di Easterlin.

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Lo studio analizza un campione - generato dalla società di sondaggi Gallup, con persone di diversi paesi del mondo - a cui è stato chiesto di immaginare una “scala di valutazione” in cui il gradino più alto rappresenta il “top”, quindi la migliore vita possibile. Gli intervistati devono collocare la propria scelta immaginando una scala ideale di soddisfazione che si situa in un range tra 0, soddisfazione nulla, e 10, massima soddisfazione; devono inoltre dichiarare quanto guadagnano.

Lo scopo dello studio è proprio quello di sondare se esiste una correlazione diretta tra lo stipendio percepito, e quindi il reddito totale a disposizione delle famiglie, e il loro grado di benessere. Sebbene dai dati emerga come alcuni Paesi siano maggiormente felici rispetto ad altri, le persone, indipendentemente da dove vivono, hanno comunque affermato una soddisfazione maggiore quando il livello economico è più elevato.

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Il grafico, tratto da NBER Working Paper 18992, di Aprile 2013, mostra sull’asse delle ascisse il reddito annuale della famiglia dichiarato dai rispondenti in migliaia di dollari, e sull’asse delle ordinate la scala di soddisfazione personale. Si evince come le due variabili analizzate varino in modo direttamente proporzionale: all’aumentare del reddito guadagnato dalla famiglia, aumenta anche il livello di soddisfazione personale della stessa.

Vero è che il lavoro degli economisti, per quanto estremamente interessante, ha un limite, vengono usati indistintamente i termini happiness, felicità, self-satisfaction, soddisfazione personale, e well-being, benessere, ma le tre parole hanno significato sociologico profondamente diverso.

Molte volte le persone economicamente soddisfatte non sono poi necessariamente quelle più felici, il grafico mostra solamente il rapporto tra reddito e soddisfazione, ma non emerge un grafico che analizzi ad esempio insieme le variabili soddisfazione personale-felicità.

Sarebbe estremamente interessante scoprire se effettivamente una maggiore soddisfazione personale sia anche sinonimo di happiness, o se il grado di satisfaction determinata dall’essere più ricchi e quindi lavorativamente più impegnati, non nasconda poi il desiderio di avere più tempo libero per i propri affetti e quindi indichi, in realtà, un grado di benessere e felicità inferiori, rispetto a chi magari è economicamente meno soddisfatto ma più contento delle proprie relazioni sociali.

Questo ulteriore approfondimento permetterebbe di capire se siamo davvero di fronte ad un cambiamento, e quindi se il risultato smentisce quello della ricerca effettuata nel lontano 1974 oppure se i due aspetti restano ancora scollegati e validi entrambi.

Il dubbio, quindi, permane: i soldi fanno davvero la felicità? O il segreto di una vita appagata si cela altrove?

Erica Venditti
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