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Quanto costerebbe agli italiani uscire dall’euro

Potrebbe essere di 2.000 miliardi di euro il conto che gli italiani dovranno pagare per l’eventuale uscita dalla moneta unica. Roba da non poter neanche più andare in vacanza

di Marco Delugan 19 dic 2013 ore 13:57
In un articolo apparso su Il Sole 24 Ore di oggi, Fabrizio Guidoni affronta un tema che potrebbe diventare molto caldo nei prossimi mesi, soprattutto in vista delle elezioni europee della prossima primavera: quanto costerebbe agli italiani l’uscita dall’euro.

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La prima osservazione di Guidoni è che il ritorno alla moneta nazionale comporterebbe una svalutazione della stessa di una percentuale compresa tra il 20 e il 30%, con effetti negativi sui prezzi delle importazioni.

Stessa perdita di valore anche per case e terreni. Ecco la stima in valore assoluto di quanto gli italiani perderebbero dalla svalutazione dei beni reali.

Ma cosa vuol dire in soldoni? Una cifra da lasciare senza fiato, pari a ben più di 1.000 miliardi di euro, ovvero oltre due milioni di miliardi delle vecchie lire, se si applica il valore del cambio (1 euro ogni 1.936 lire) con cui la nostra vecchia valuta è stata convertita nella moneta unica. La metà del valore del debito statale dell'Italia, tanto per capirci. Il conto è presto fatto. Come indicato solo pochi giorni fa da Banca d'Italia la ricchezza delle famiglie, nel complesso intorno agli 8.500 miliardi di euro, è in gran parte, probabilmente troppo, investita in attività reali, per l'impressionante cifra di 5.678 miliardi di euro. Ecco che il 20% di svalutazione abbatterebbe questo patrimonio a 4.542 miliardi di euro. E giù fino a 4.000 in caso la perdita di valore arrivi al 30 per cento.

Per quanto riguarda i conti correnti e la ricchezza tenuta in forma di liquidità, l’impatto dell’uscita dall’euro si realizzerebbe come perdita di potere d’acquisto. Secondo molti economisti, infatti, tra le varie conseguenze dell’uscita dalla moneta unica ci sarebbe anche la crescita dell’inflazione a un livello tale da non poter essere compensata da un eventuale aumento dei rendimenti degli investimenti in liquidità.

Se l'inflazione balzasse al 5% annuo, ipotesi conservativa, e i rendimenti in banca salissero alla metà, intorno al 2,5%, i conti correnti bancari e postali accuserebbero una perdita di valore reale di alcune decine di miliardi (sempre parlando in euro per semplicità).

Per quanto riguarda gli investimenti azionari, l’uscita dall’euro potrebbe portare a una flessione delle quotazioni del 20%, con un impatto negativo sulla ricchezza delle famiglie per circa 100 miliardi.

I titoli di stato - che gli italiani detengono per un totale di circa 200 miliardi - potrebbero subire una pesante svalutazione, soprattutto a causa delle vendite degli investitori esteri che vorranno liberarsi di titoli denominati in una valuta diventata debole.

Per i titoli trentennali sarebbe un vero crollo ma anche il classico decennale potrebbe scivolare da lontana da una quotazione intorno alla parità, a 100, verso quota 80. Insomma, anche dalla componente obbligazionaria del portafoglio, pari oggi appunto a 200 miliardi, arriverebbe una perdita di valore stimabile intorno ai 20-40 miliardi.

E alla fine quanto sarà salato il conto dell’eventuale uscita dall’euro dell’Italia? Aggiungendo a quelle appena viste le altre voci della ricchezza degli italiani, l’impatto indiretto dell’aumento del costo del debito pubblico - la svalutazione dei titoli di stato portano ad un aumento dei tassi di interesse sulle nuove emissioni - e i possibili aumenti delle rate dei mutui a tasso variabile, il risultato sarebbe più o meno il seguente.

In ogni caso, da quanto visto è facile capire come l'impatto potenziale diretto complessivo possa essere vicino ai 2.000 miliardi di euro.

Un conto salato, tanto salato che, come conclude Guidoni:

Per chiudere, tocca segnalare che una svalutazione valutaria nel passaggio da euro a una nuova lira costringerà gli italiani ad andare molto meno in vacanza all'estero. Troppo care le altre valute. Ma forse a ragione chi, nel commentare questa osservazione, gli scappa una battuta: il problema è che qui se si finisce così, non sarà tanto una questione di meno vacanze all'estero, quanto invece che non ci saranno neanche i soldi per andare in vacanza in Italia.
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