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Paradiso fiscale addio, 164 miliardi “esodati” dalla Svizzera entro il 2016

In attesa dell’Italia, da gennaio entrano in vigore le intese fiscali con Germania, Austria, Inghilterra e Grecia. E Gstaad avvia la rivolta elvetica contro l’ospitalità ai benestanti stranieri

di Carlo Sala 19 set 2012 ore 10:20
I “mitici” – per la riservatezza assicurata ai depositi – conti bancari svizzeri si svuotano. Secondo stime della società di consulenza Zeb/solfe.schierenbeck.associates, entro il 2016 le pressioni internazionali – i cui primi risultati si vedranno a partire dall’inizio del 2013 - porteranno all’esodo di 200 miliardi di franchi – pari a 164 miliardi di euro – depositati nelle banche elvetiche da clienti stranieri intenti a mettere i propri averi al riparo dalle pretese dei rispettivi sistemi fiscali nazionali.

Svizzera: un po’ meno paradiso fiscale - Il ridimensionamento del ruolo di paradiso fiscale – che colpirà soprattutto le banche di piccolo-medie dimensioni – è d’altronde già in atto da tempo e si fa sempre più intenso. Capofila la Germania, l’accordo cui questa ha di fatto costretto Berna dopo aver recuperato attraverso i propri 007 la lista di clienti teutonici delle banche elvetiche entrerà in vigore il prossimo gennaio, la via tracciata da Berlino è stata seguita da altri, inclusa l’Italia. L’accordo con Roma dovrebbe essere perfezionato entro la primavera dell’anno prossimo, se non già nell’ultimo scorcio di quest’anno, intanto sono già in vigore intese con Regno Unito, Austria e, ultima arrivata con la stipula del relativo trattato il 3 settembre, Grecia.

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L’accordo tra Svizzera e Germania - Stipulato nel 2011 e integrato quest’anno, l’accordo svizzero-tedesco ha già assicurato a Berlino un tesoretto di 1,7 miliardi di euro, con cui le banche elvetiche sistemeranno qualsiasi pretesa della Germania su depositi in Svizzera di cittadini tedeschi per tutto il periodo antecedente al 2010 (incluso il 2010 stesso). Fissata al 26,375% l’aliquota del prelievo fiscale su conti tedeschi aperti presso banche elvetiche, la Svizzera rischia però di veder defluire ben più di quell’importo. L’accordo con la Germania lascia aperta la possibilità per i correntisti tedeschi di istituti elvetici di spostare i propri averi in altri Paesi entro il 31 maggio 2013 per metterli al riparo dalle pretese dell’amministrazione tributaria teutonica. Considerato per ciò stesso “un groviera” con molte falle rispetto agli scopi perseguiti da Berlino – l’ultima voce critica è stata quella dell’ex cancelliere Gerard Schroeder – l’accordo svizzero-tedesco non precisa tuttavia se per sfuggire al fisco occorra spostare i depositi presso banche svizzere in altri Paesi e in banche non riconducibili in alcun modo alla Confederazione o se basti spostarli anche in filiali all’estero di banche svizzere. Il dubbio, va da sé, è determinante per quantificare quanto le banche svizzere vedranno alleggerire i propri forzieri, ma nel frattempo è la stessa Ubs – come qualcuno deduce a contrario dalle smentite del governo confederale - a raccomandare ai propri clienti di spostarsi su Singapore e Labuan (Malesia). 

Quanto potrà recuperare l’Italia - L’Italia potrebbe recuperare 38 miliardi l’anno, secondo i calcoli del Sole24Ore, ma prima deve superare non tanto le perplessità di chi condividendo lo scetticismo sull’accordo svizzero-tedesco avanza riserve sulla sua versione italo-svizzera, quanto i dubbi dello stesso governo sull’alternativa da prediligere tra l’accordo su base nazionale (Roma-Berna), piuttosto che su base europea (Bruxelles/Ue-Berna).

Cosa stanno facendo altri paesi europei - Nel frattempo, Vienna e Atene stanno per togliere dai conti svizzeri rispettivamente 3 e 4-6 miliardi di euro. La prima attraverso un’aliquota su conti aperti da austriaci tra il 25% ed il 38% al primo anno - a seconda dell’ammontare del deposito e del momento in cui il conto è stato aperto - e del 25% dal secondo anno in avanti; la seconda grazie a un prelievo oscillante tra il 20% ed il 30% su conti riconducibili a cittadini ellenici che il settimanale tedesco Der Spiegel quantifica pari a un ammontare complessivo di 20 miliardi. Altri 500 milioni di franchi usciranno invece dalla Svizzera il prossimo maggio, a titolo di acconto rispetto al prelievo tra il 19% ed il 34% (a seconda dell’entità della somma espatriata) che Berna ha pattuito con Londra per i conti presso proprie banche aperti da sudditi di Sua Maestà.

Malumori interni e internazionali - Oltre e nonostante gli indennizzi tributari, la Svizzera deve però fare conto anche con malcontenti ancora non sopiti in sede internazionale e perfino con un nascente malumore interno. Sul fronte internazionale la questione più delicata riguarda i rapporti con gli Usa: il ministero della Giustizia americano ha accusato il sistema creditizio svizzero di complicità in evasione fiscale operata da cittadini Usa, 5 tra le maggiori banche confederali (Hsbc Privae Bank Suisse, Banca cantonale di Zurigo e Banca cantonale di Basilea, Credit Suisse e Julius Baer) hanno reagito a simile mossa e provato a discolparsi mettendo sul banco degli imputati – con denunce formali attraverso le quali mostrare la propria estraneità ai fatti – un buon numero di propri impiegati.

Il caso Gstaad - Sul fronte interno, invece, si dovrà fare conto col pronunciamento del piccolo centro di Gstaad, che per il 23 settembre ha indetto un referendum sui benefici assicurati dalla Svizzera a numerosi benestanti stranieri. Se l’intera Svizzera è scandalizzata dalle rilevazioni del mensile economico elvetico Bilanza sul fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad: 150mila euro di tasse pagate nel 2011 a fronte di un reddito di 36miliardi di franchi, e 10 milioni di franchi al sindaco socialista di Epalinges Maurice Mischler, perché realizzi alloggi a canoni moderati – Gstaad è la città dove trovano rifugio personaggi certamente interessanti per le rispettive amministrazioni fiscali nazionali come il cantante Johnny Hallyday, il regista Roman Polanski, il patron della Formula Uno Bernie Ecclestone, Vittorio Emanuele di Savoia e l’imprenditore Ernesto Bertarelli (italiano ma naturalizzato svizzero).

Carlo Sala
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