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Hollande taglia all’Eliseo e tassa per sostenere l’occupazione con la spesa pubblica

Le ricette dell’Eliseo piacciono in Italia ma lasciano perplessi i francesi, anche all'FMI. Economia in difficoltà e la disoccupazione cresce ancora. Ma lo spread non sembra risentirne troppo

di Carlo Sala 5 dic 2012 ore 09:56
Forse per riguardo a Mario Monti con cui ha discusso dell’alta velocità ferroviaria, quella che passa per la Val di Susa tra mille contestazioni, François Hollande ha rinviato le congratulazioni a Pierluigi Bersani, che il 25 ottobre gli aveva fatto visita, per la vittoria alle primarie. Ma la sua popolarità in Italia resta più alta che in Francia, fondamentalmente per 2 motivi: la sua frugalità e l’essere l’unico leader di centrosinistra a capo di un grande Paese della Ue.

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Il taglio alle auto blu annunciato a luglio ha prodotto più eco che risultati: finora, secondo le Parisien, sono state tagliate solo 14 auto blu, tutte dell’Eliseo (dove arriveranno vetture dai consumi più contenuti). Ma l’immagine di un presidente francese in sintonia con tempi in cui tutti devono stringere la cinghia ne ha tratto immenso beneficio.

L’austerity all’Eliseo è diventata la regola col nuovo presidente, che dopo essersi ridotto di 90mila euro il cachet annuale ha tagliato del 4,97% il budget 2013 dell’Eliseo (104,48 milioni contro i 108,9 di quest’anno) e punta a portarlo sotto i 100 milioni l’anno entro fine mandato (2017). Certo, il seguito presidenziale all’assemblea annuale dell’Onu era ancora pletorico, ma la trasferta è costata un 10% in meno rispetto al 2011 (900mila euro in tutto) e il presidente ha limitato l’uso dell’Airbus presidenziale (170 milioni di costi annui) ai viaggi più lunghi (in ferie, diversamente da Nicholas Sarkozy, è andato col treno) rinunciando alla scorta dei Falcon.

Meno spese per il presidente, di più per i lavoratori è la linea d’azione di Hollande ma i risultati scarseggiano. La disoccupazione a ottobre è infatti cresciuta di altri 45mila unità, oltre la quota di 3 milioni e del 10% di disoccupati. “L’industria francese ha perso 60.000 posti di lavoro ogni anno negli ultimi 10 anni. Le spese correnti sono passate da un surplus del 2,5% del PIL a un disavanzo del 2,44% , dopo l’entrata nell'euro. Il paese ha perso il 20% della competitività del costo del lavoro contro la Germania. Ha un "cuneo fiscale" del 50% - la quota fiscale del costo del lavoro - tra i più alti al mondo” riferisce il Daily Telegraph. Gli “emplois d'avenir”, i contratti per i giovani finanziati dallo Stato lanciati in estate in puro stile keynesiano non sono bastati. E intanto la spesa pubblica è arrivata al 56% del Pil.

Le 35 ore settimanali volute da Jospin pesano enormemente
: il costo del lavoro – 35,9 euro l’ora - è tra i più alti al mondo e incentiva le imprese a trasferirsi. Hollande ha già  messo sul piatto 7 miliardi per Peugeot e Citroen (poco meno dei contributi avuti in Italia dalla Fiat, si calcola da noi) ma ora è alle prese con la salvaguardia degli impianti siderurgici che l’indiana Mittal ha rilevato dalla franco-lussemburghese Arcelor. Il sindaco di Londra ha subito invitato gli indiani al di la della Manica, l’Eliseo potrebbe nazionalizzare gli impianti. Ma a preoccupare è il quadro generale e a sottolinearlo è proprio una voce francese: Christine Lagarde, già ministro dell’Economia di Sarkozy e oggi direttrice del Fmi ha ammonito che la Francia sta perdendo  appeal sugli investitori.

Per creare lavoro non resta che la spesa pubblica, coperta da aumenti delle tasse e in larga parte dipendente – si nota – dalla capacità di imporsi a una Ue decisamente anti-keynesiana. La prima Finanziaria dell’era Hollande – ora ferma al Senato – prevede misure per 37 miliardi, 20 dei quali a carico dei ceti medio-alti (inclusa l’aliquota del 75% sui redditi sopra il milione di euro, in vigore fino al 2014) e un rincaro della Tav (l’Iva): dal 19,6% al 20%. Attraverso la leva fiscale, il governo punta a coprire i crediti di imposta per 20 miliardi concessi alle imprese – su pressione del Medef (la Confindustria francese) e a fronte di una proposta di concederne 30 – per ridurre costo del lavoro (al 6%) e tentazioni di espatrio. Ma i sondaggi rilevano lo scontento di 6 francesi su 10, per un prelievo fiscale medio giunto al 45%.

L’età pensionabile è stata ridotta da 62 a 60 anni, creando così vuoti da riempire nelle aziende, ma si tratta di nuovo di una mossa che grava sulle casse pubbliche
. Lo spread dei titoli di Stato transalpini, comunque, non ne ha particolarmente risentito, nonostante un subitaneo downgrade da parte delle agenzie di rating.
 
Carlo Sala Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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