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M-payment, usare il cellulare per acquisti e pagamenti

In remoto o in prossimità, pagheremo tutto via telefonino. Le applicazioni possibili del mobile payment

di Andrea Di Turi 19 feb 2010 ore 10:46
Pagare con il cellulare un biglietto del cinema, una bolletta o un abbonamento ai mezzi pubblici. Senza bisogno di carte elettroniche di credito o di debito e tanto meno dei contanti. Anni fa sarebbe potuto sembrare un futuro ancora molto lontano, oggi comincia a diventare il presente. Viene definito mobile payment o m-payment e sta appunto ad indicare una transazione che viene pagata tramite cellulare, in mobilità.

Solo da pochi mesi è stata recepita nel nostro ordinamento la Direttiva Ue Payment Service, destinata ad accrescere le opportunità di mobile payment. Sono numerose le possibilità già ora attive di utilizzare il proprio telefono cellulare per tutta una serie di pagamenti e per controllare ed eseguire operazioni sul proprio conto corrente.

In particolare ad essere abbastanza diffusi sono i servizi di mobile payment in remoto, che consentono di effettuare pagamenti in qualsiasi luogo ci si trovi. Ma si stanno affacciando anche quelli di mobile payment di prossimità, che permettono invece di effettuare il pagamento quando vi è vicinanza fisica con il prodotto o servizio acquistato.

Le (molte) applicazioni possibili del mobile payment - Il mobile payment si presta a molteplici applicazioni: per il pagamento, ad esempio, dei mezzi pubblici, di biglietti per eventi sportivi o d’intrattenimento (teatro, cinema, concerti) o della spesa al supermercato, per la fruizione di programmi on-demand sulle televisioni a pagamento, per quello del parcheggio e delle bollette, oppure per la movimentazione del conto corrente.

La tecnologia su cui si basano, in particolare, le applicazioni di mobile payment di prossimità è indicata con il nome di NFC (Near Field Communication) ed è basata sulle etichette RFID (Radio Frequency IDentification): sono microchip dotati di antenna e batteria che permettono di ricevere e trasmettere informazioni in radiofrequenza, identificando automaticamente oggetti o persone quando si trovano a distanza ravvicinata (molto utilizzata ad esempio nel settore della logistica).

Grazie a questa tecnologia, è possibile quindi pagare con il cellulare avvicinandolo fisicamente ad un lettore POS (Point of sale), cioè un lettore di prossimità simile a quelli presenti nella maggior parte degli esercizi commerciali per i pagamenti effettuati tramite carta di credito o bancomat. Che però, per essere attivato, non ha bisogno del contatto fisico (“contactless”) con lo strumento di pagamento, in questo caso il telefonino.

Alcuni esempi di mobile payment in Italia - I servizi più diffusi di mobile payment, come detto, sono quelli in remoto. Una delle società che si è mossa per prima in Italia è stata PosteMobile del Gruppo Poste Italiane. Già da circa un anno e mezzo, infatti, con l’insieme di funzionalità raggruppate nei servizi “Semplifica”, è possibile, associando una SIM PosteMobile con un conto BancoPosta o una carta PostePay, utilizzare il cellulare con funzioni di borsellino elettronico: controllare saldo e movimenti del conto, effettuare bonifici, pagare bollettini e inviare telegrammi. E anche pagare il parcheggio o, se siete a Roma, acquistare i biglietti dell’ATAC. Tra l’altro, PosteMobile ha lanciato proprio in questi giorni il primo cellulare col proprio brand. A Milano, invece, da diversi anni c’è la possibilità di pagare la sosta con un sms grazie al servizio ATM SostaMilanosms, con tessere prepagate da abbinare al proprio numero di cellulare (e alla targa della propria autovettura).

Altri casi del genere riguardano le televisioni a pagamento Sky e Mediaset Premium, che offrono la possibilità di effettuare pagamenti pay-per-view via sms. Dal 2010 è inoltre attivo un accordo fra Telecom Italia e Movincom (il consorzio degli esercenti attivi sul canale mobile) che permette ai propri clienti di acquistare via cellulare, ad esempio, titoli di viaggio per il trasporto urbano e ferroviario, per i parcheggi o per impianti di risalita di sci alpino.

Anche Trenitalia ha attivato un’applicazione per l’acquisto del biglietto tramite cellulare, mentre CartaSi permette ai propri clienti di effettuare pagamenti via cellulare, ad esempio, per acquistare ski-pass. Nello scorso autunno, è stato invece il Credito Valtellinese a lanciare con Visa un progetto sperimentale di pagamento contactless con telefono cellulare abbinato a una carta di debito (per micropagamenti fino a 15 euro).

Le previsioni - Secondo una ricerca appena presentata dall’Osservatorio sul Mobile payment della School of management del Politecnico di Milano, i servizi di mobile payment in remoto nel 2008 in Italia erano 69, passati a 78 nel 2009, con prevalenza di quelli per il pagamento della sosta al parcheggio. A dicembre 2009, invece, era stato identificato un solo progetto di mobile payment di prossimità. Le previsioni dicono che in un arco di tempo di tre anni, gli italiani che effettueranno pagamenti con il cellulare potrebbero arrivare addirittura ad un quarto della popolazione (una serie di casi di studio di mobile payment sono elencati sul sito dell’Ossevatorio).

L’Italia al momento è assai distante dai Paesi leader al mondo in materia di mobile payment, come Giappone e Corea del Sud. Rapidità e ampiezza della diffusione del mobile payment saranno probabilmente determinate da una pluralità di fattori fra cui la percezione di sicurezza che ne hanno i consumatori (che per lungo tempo, soprattutto in Italia, sono stati lontani ad esempio dall’e-commerce proprio per ragioni di scarsa fiducia), lo sviluppo di applicazioni facili da installare e utilizzare e di telefoni cellulari in grado di supportarle, la disponibilità degli esercenti a dotarsi dei lettori di prossimità.

Gli italiani, in ogni caso, che nutrono verso il cellulare un amore che non ha forse eguali nel resto del mondo, sembrano molto ben disposti verso questa innovazione: il 40% di loro dice di essere attratto dalla possibilità di pagare via telefonino, basta che sia sicuro e facile da usare.


Andrea Di Turi
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