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Il conto corrente bancario: cos’è e come sceglierlo

Attenzione a spese e commissioni, e alla solidità della banca

di Massimiliano Siviero 23 giu 2010 ore 12:34
Articolo a cura di Nafop.org

Tutti abbiamo un conto corrente. Quasi tutti, almeno. Serve a tante cose, a pagare e a riscuotere, matura interessi. Ma come scegliere quello più adatto alle nostre esigenze? Primo: attenzione all’uso che vogliamo farne; poi, alle spese e alle commissioni; e alla solidità patrimoniale della banca. Ma vediamo un punto alla volta.

Cos'è - Il conto corrente bancario (o conto corrente di corrispondenza) è il contratto con il quale la banca assume l’incarico di compiere, nei limiti della sua organizzazione, pagamenti o riscossioni di somme per conto del cliente e dietro suo ordine, diretto o indiretto.

Le tipologie di conto corrente sono molteplici e, ferme restando le caratteristiche sopra evidenziate, possono ricomprendere uno o più servizi a latere o essere destinati ad una categoria di clientela con caratteristiche omogenee, per le quali la banca studia “pacchetti” dai contenuti sempre più ampi, come ad es. polizze assicurative di vario genere, servizi di investimento del risparmio, ecc…

Le somme accreditate e addebitate sul conto corrente bancario producono interessi e sono mostrati sull’estratto conto che viene inviato con periodicità annuale o, a scelta del cliente, con periodicità semestrale, trimestrale o mensile. Il correntista ha 60 giorni a partire dal ricevimento per contestare il conto mentre il silenzio vale come approvazione. Nel corso del rapporto i tassi di interesse possono essere variati in senso sfavorevole al cliente, purché, a pena d’inefficacia, ne sia data la comunicazione al cliente, salvo il diritto di recesso di quest’ultimo.

Come scegliere la banca presso cui aprire il conto corrente - La scelta dipende innanzitutto dall’uso che intende farne il cliente (gestire semplicemente i pagamenti e gli incassi o usarlo anche per fare trading sui mercati?). Le spese e le commissioni, poi, rivestono l’altro aspetto fondamentale.

Un elemento che occorre senz’altro tenere in considerazione è la solidità patrimoniale della banca, ancorché sulle somme depositate sul conto corrente ci sia la garanzia prestata dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a 103.291,38 Euro per correntista/conto. Occorre, però fare attenzione: la garanzia vale solo per le somme presenti sul conto corrente ed eventualmente sul conto deposito, per un totale pari alla somma sopra evidenziata. Da prestare attenzione, invece, ai Pronti contro Termine, in quanto le somme investite non rientrano nella garanzia del Fondo. Nonostante certe banche descrivano il prodotto come sicuro, in realtà non esiste alcuna certezza sull’eventuale rimborso nel caso malaugurato in cui la banca controparte o la società emittente dovesse fallire. Da notare, inoltre, che spesso gli esperti del marketing inventano per le banche nomi “d’effetto” con cui promuovere i Pronti contro Termine e il cliente in taluni casi potrebbe non comprendere completamente la natura della tipologia di investimento effettuato.

Trascurando l’imposta di bollo che viene trattenuta dalla banca per conto dello Stato sia sul conto corrente che sul dossier titoli (8,55 Euro a trimestre), le altre spese possono essere di diverso tipo e possono mutare sia nel tempo (normalmente a sfavore del correntista) che per tipologia. Da considerare due grandi verità:
  1. le spese e le commissioni sono quasi sempre negoziabili con la banca;
  2. più è elevato il potere contrattuale del cliente/correntista (ovvero più le somme depositate sono consistenti) più probabilità ha quest’ultimo di essere accontentato.
Fondamentalmente, ci sono due categorie di spese e commissioni. Quelle relative al conto corrente e quelle relative al dossier titoli.

Quelle relative al conto corrente normalmente sono piuttosto basse, fisse e comprendono un numero prestabilito di operazioni che il correntista può effettuare. Una volta superato il numero di operazioni prestabilite viene prelevata una spesa fissa per operazione. La tendenza in atto è la promozione di conti correnti a zero spese o a spese molto contenute a fronte del non riconoscimento di interessi a favore del cliente sulle somme in giacenza sul conto corrente.

Alcune banche permettono alla propria clientela di ottenere dei rendimenti sulle somme in giacenza attraverso il trasferimento dal conto corrente ad uno specifico prodotto. In questi casi, occorre prestare molta attenzione a quello che si va a sottoscrivere per evitare brutte sorprese. Ancora, altre spese da tenere in considerazione, e su cui confrontare eventualmente le banche, sono quelle relative alla carta di debito, alla carta di credito, al carnet di assegni.

Per quanto riguarda le spese relative al dossier titoli, invece, normalmente queste sono in funzione della tipologia di investimenti che il cliente effettua. Se, ad es., il correntista effettua solo investimenti in titoli di Stato vedrà addebitarsi una spesa annua molto contenuta.

Diversamente, se gli investimenti vengono effettuati su fondi comuni di investimento, obbligazioni corporate, azioni, ecc., le spese possono gravare maggiormente. In questo caso, le spese, normalmente fisse, gravano in termini percentuali sul patrimonio investito in misura decisamente minore rispetto alle commissioni di negoziazione, e sono proprio queste ultime a fare la differenza e quelle che il cliente dovrebbe negoziare con la banca. Le commissioni di negoziazione sono calcolate attraverso l’applicazione di una percentuale sul controvalore del singolo investimento. Un esempio: se un cliente ha 500.000 Euro sul conto corrente ed effettua 10 operazioni (tra acquisti e vendite) in un anno movimentando l’intero ammontare, ipotizzando una commissione pari allo 0,20% per operazione si vedrà prelevare circa 10.000 Euro, 1.000 Euro per operazione. Con una percentuale pari allo 0,10% le commissioni si dimezzano.

Inoltre, nel caso in cui le operazioni da effettuare sul mercato siano numerose, si suggerisce di prendere in considerazione l’apertura di un conto corrente presso una banca on line. In molti casi applicano delle commissioni percentuali contenute e, in aggiunta, con un minimo e un massimo di spesa per operazione.

Da notare, inoltre, che di recente, dal 26/5/2010, tra le informazioni precontrattuali da fornire per i conti correnti destinati ai consumatori è stato introdotto un valore, denominato ISC (indicatore sintetico di costo), calcolato tenendo conto di tutte le spese e commissioni (fisse e variabili) gravanti sul conto, al netto di oneri fiscali e interessi.

Un ultimo suggerimento: ricordare che ognuno fa il proprio lavoro. Non confondiamo il bancario con un nostro amico. Di tanto in tanto, un confronto delle condizioni che ci vengono applicate dal nostro “bancario di fiducia” con quelle presenti sul mercato potrebbero farci risparmiare non pochi quattrini.

Per approfondimenti:

Leggere l'estratto conto

Conti deposito e conti liquidità, come scegliere il migliore

Investire in liquidità, per principianti


Massimiliano Siviero


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