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Meno lavoro e meno guadagni, ma in Italia si vive di più

Non solo Pil. Il benessere si può misurare anche in altro modo. Lo hanno fatto Istat e Cnel con il Bes, l’indice del benessere equo e sostenibile. Dodici indicatori per andare oltre

di Carlo Sala 25 mar 2013 ore 10:42
A suo tempo sostenuta anche dall’allora presidente francese Nicholas Sarkozy, la tesi che il benessere di una popolazione non possa essere misurato soltanto in termini di Pil è stata programmaticamente ed espressamente ripresa anche dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, attraverso la realizzazione, insieme al Cnel, di uno studio statistico dedicato al benessere equo e sostenibile (Bes).

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Dodici le voci in cui è stata articolata la diagnosi, il risultato può essere sintetizzato in questi termini: gli italiani godono di maggior salute ma di minori chances di lavoro, di conseguenza vivono più a lungo ma spendono di meno.

Ecco, in sintesi, le risultanze per le 12 voci:
 
SALUTE: nel 2011 l’aspettativa di vita è arrivata a 79,4 anni per gli uomini e 84,5 per le donne. Si tratta di medie tra le più alte d’Europa, nonostante si diffondano stili di vita poco salubri, dalla sedentarietà all’obesità (in calo, invece, il tabagismo).
 
ISTRUZIONE: la laurea (dati 2011) resta un traguardo arduo, cui arrivano solo poco più di 5 giovani su 100: 20,3% contro una media Ue di 34,5. L’istruzione superiore registra forti divari. Al Nord i diplomati sono il 59% al Sud il 48,7%.

BENESSERE ECONOMICO: dal 2010 al 2011 le persone in stato di “grave deprivazione economica” sono cresciute di 2,5 milioni per un totale di 6,7 milioni, cioè l’11,1% della popolazione nazionale. Il potere d’acquisto degli italiani è sceso di 5 punti dal 2007 al 2011, ma i consumi sono calati solo dell’1,1% perché per sostenerli gli italiani hanno dato fondo ai propri risparmi.
 
LAVORO: tra i 20 e i 64 anni lavorano soltanto il 61,2% delle persone in grado di farlo, un dato che colloca l’Italia al terz’ultimo posto nella Ue: peggio fanno solo Ungheria e Grecia. Oltre un giovane su 5 (22,7%) tra i 15 e i 29 anni rientra nella categoria dei Neet, cioè di coloro che non sono né lavoratori, né studenti né in situazioni intermedie (stage, apprendistato, ecc...).
 
VITA SOCIALE: è data quasi interamente dalla famiglia e dai parenti, perché solo un italiano su 5 tra gli over 14 ritiene che ci si possa fidare degli altri (si tratta di una delle percentuali più basse tra i Paesi dell’Ocse, i Paesi avanzati). Il gender gap, la differenza di genere, resta elevato e rappresenta un problema soprattutto in termini di carriera delle donne.
 
FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI: da 0 a 10 varia dal minimo verso i partiti, 2,3 punti, al 4,4 verso la giustizia (in mezzo ci sono il Parlamento a quota 3,6 e le amministrazioni locali a quota 4). Forze dell’ordine e pompieri registrano rispettivamente un punteggio di 6,5 e 8,1.
 
SICUREZZA: il senso di sicurezza è calato in parallelo, e nonostante, un calo dei reati (dalle rapine agli omicidi). Ma mentre i secondi sono in ripresa, proprio per via della crisi, la prima resta bassa, ancor più – e non sorprende – tra le donne.
 
SODDISFAZIONE PERSONALE: varia molto a seconda dell’area dove si vive, del titolo di studio e dello stato occupazionale. In calo in tutta Italia – nel 2012 si dice soddisfatto il 35,2% degli italiani contro il 45,8% del 2011 – scende al 29,5% al Sud contro il 40,6% al Nord.

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PAESAGGIO: non figura tra le priorità degli italiani: anche se l’attenzione per le condizioni ambientali e culturali della zona in cui si vive è in crescita, soltanto un quinto della popolazione manifesta preoccupazione.
 
AMBIENTE: un certo maggior rispetto verso la natura sembra doversi legare a una sorta di economia della decrescita dovuto alla crisi. La diminuzione delle emissioni di inquinanti è però legata anche ad atteggiamenti positivi come una crescente opzione per le fonti di energia rinnovabili.
 
INNOVAZIONE: come cittadini digitali gli italiani restano indietro rispetto alla media europea (il divario è di ben 16 punti) ma stanno migliorando: oltre la metà, il 54%, naviga su Internet.
 
Carlo Sala
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