Battere la crisi con le monete complementari
Monete che non hanno corso legale ma che possono essere utilizzate, solitamente su base locale, per regolare lo scambio di beni e servizi. Vediamo alcuni dei casi più conosciuti
di Andrea Di Turi 15 giu 2012 ore 10:16Cosa sono
Con il termine di moneta complementare si intendono quelle monete che non hanno corso legale ma che possono essere utilizzate, solitamente su base locale, per regolare lo scambio di beni e servizi. Non sostituiscono le monete ufficiali ma, come dice il nome stesso, si affiancano a quelle. Una moneta complementare nasce quando un gruppo di persone, una comunità, un territorio iniziano ad accettarla come strumento di pagamento e di regolamente degli scambi.
Di solito sistemi basati su monete complementari vengono attivati per rilanciare l’economia, specie legata a un determinato territorio, e per proteggerla dall’influenza delle dinamiche che si producono sui mercati finanziari e sui circuiti del credito. La loro principale ragione d’essere è che utilizzando le monete complementari si diminuisce, al limite si tende ad eliminare, la dipendenza dal sistema monetario ufficiale, in particolare per quanto riguarda le oscillazioni del valore della moneta legale, la sua maggiore o minore disponibilità, l’influenza dei tassi d’interesse, i rischi di cadere in una spirale debitoria.
I casi più famosi…e recenti
Uno dei casi più noti in Italia è senz’altro quello dello Scec, acronimo che sta per Solidarietà che cammina. Lo Scec, questo il nome della moneta complementare, è nato a Napoli qualche anno fa. A coordinarne il funzionamento è l’Arcipelago Scec, sul cui sito si possono trovare tutte le informazioni per comprenderne il funzionamento. L’utilizzo dello Scec si basa sul fatto che esiste una rete di commercianti, artigiani, piccoli produttori che lo accettano in pagamento: in particolare, ciascun operatore dichiara che percentuale del prezzo di un prodotto è disposto a ricevere in pagamento attraverso gli Scec (di solito è tra il 5 e il 30% del prezzo). Lo Scec dunque permette di ottenere beni e prodotti a prezzo scontato.
Un altro celebre caso di moneta complementare è quello del Sardex che, come è facile intuire dal nome, è nato in Sardegna. Il Sardex è nato per essere utilizzato non dai cittadini privati, come nel caso dello Scec, ma dalle imprese: viene utilizzato come unità di conto per il credito commerciale fra imprese. In pratica con il Sardex sono le imprese che si fanno credito fra loro e in questo modo si svincolano almeno in parte dal doversi rivolgere alle banche per ottenere credito. Ormai sono centinaia le imprese che hanno aderito al consorzio Sardex e si parla di una sperimentazione in partenza a breve per coinvolgere lavoratori e consumatori.
Una delle ultime monete complementari è stata presentata nei giorni scorsi da Etinomia, l’associazione degli imprenditori etici per la difesa dei beni comuni nella Valle di Susa. Si chiama “Susino” o Buono di Acquisto Etico ed è pensato sul modello dello Scec, cioè del buono sconto. Anche in questo caso è previsto che circoli fra le imprese associate al progetto.
Tutto sulla moneta complementare
Su Internet sono numerose le risorse a disposizione di chi voglia approfondire la conoscenza dell’universo delle monete complementari. In particolare si segnala il sito Moneta Complementare, interamente dedicato, dove sono indicati anche alcuni dei casi più conosciuti di moneta complementare all’estero, come lo svizzero Wir o il belga Res, e il database internazionale delle valute complementari nel mondo.
Chi invece è in cerca di una lettura per l’estate, potrebbe trovare molto interessante il volume intitolato “L’enigma della moneta” (et al. editore) di Massimo Amato, docente di Storia economica all’Università Bocconi, recentemente interpellato anche dalla trasmissione televisiva d’inchiesta Report.
Andrea Di Turi
Twitter @andytuit
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