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Le pensioni del Governo Monti tra vincoli di bilancio ed equità

In questa domanda, i dubbi di un lettore. Voi cosa ne pensate?

di Redazione ABCRisparmio 1 dic 2011 ore 11:02
Domanda - Da quanto ho capito, il Governo di Mario Monti si appresta ad una ulteriore riforma delle pensioni.

Si sente parlare di:
1) sistema contributivo per tutti da gennaio 2012;
2) blocco del recupero dell’inflazione per tutte le pensioni;
3) revisione delle aliquote per eliminare disparità tra le diverse categorie;
4) pensioni di anzianità: aumento soglia minima contributi;
5) aumento età pensione di vecchiaia donne settore privato;
6) aumento aliquote lavoratori autonomi.

Cosa posso pensare? Da un lato sembra manovra necessaria per tentare di salvare i conti pubblici italiani. Dall’altro, rimane il dubbio di un sistema complessivamente iniquo. A tal proposito trovo su un blog: “Così andando, dal 1 gennaio 2012, avremo un rigorosa linea di demarcazione tra gli italiani: i nati prima o dopo il 1950. I primi fruiscono di pensioni, invalidità e case popolari, i secondi “dipende” e per gli under40 anche il lavoro è un optional.”

Capisco che la materia sia molto complessa, ma davvero il sistema italiano sembra trattare molto diversamente i cittadini quando si tratta di pensioni. Cosa ne pensa?

E poi, non è possibile agire in altro modo?

Grazie

Risposta di Federico Nicastro - Le considerazioni che lei pone alla mia attenzione sono decisamente degne della massima considerazione e, soprattutto, sono l’esempio delle preoccupazioni dei cittadini italiani rispetto a quella che sarà la quarta manovra finanziaria dell’ultimo anno solare. Detto questo però, e premesso che personalmente condivido le sue perplessità in merito, non mi sento tuttavia di esprimere un giudizio su delle ipotesi di modifiche normative diffuse in maniera capillare dai media, ma non necessariamente attendibili perché non ufficiali.

Pertanto, direi che è il caso di aspettare ancora qualche giorno, presumibilmente fino al 5 o 6 dicembre p.v., quando sarà reso pubblico il decreto ufficiale. Allora potremo discutere eventualmente sull’equità dei provvedimenti, sui tecnicismi di calcolo delle pensioni e l’innalzamento dell’età anagrafica e contributivo per il meritato collocamento a riposo di tutti i lavoratori e le lavoratrici italiani.

Sperando di aver, almeno in parte, fugato i suoi dubbi, le porgo distinti saluti.

Risposta di Giacomo Saver - Vorrei solo aggiungere che l'estensione del contributivo  a tutti, se approvata, altro non farà che equiparare il sistema contributivo pubblico ad una mera operazione di capitalizzazione privata, nella quale diventa fondamentale il tasso di rivalutazione dei contributi. Non solo, ma diventa di importanza vitale che tale tasso sia rivalutato sulla base dell'inflazione che matura negli anni, per evitare che il potere di acquisto della rendita finale in termini reali sia ancora più bassa. Questa è la verva via per salvare la nostra pensione.

Risposta di Andrea Di Turi - Mi pare che con le notizie di ieri e oggi si comincino a fugare non pochi dei possibili dubbi, cioè che le linee di riforma del sistema pensionistico da lei ipotizzate siano sempre più simili a quelle che saranno effettivamente proposte la prossima settimana. Staremo a vedere. Condivido, purtroppo, la sensazione al momento che probabilmente l’azione sulle pensioni all’interno della manovra che deve trovare ulteriori risorse per sanare i conti pubblici non sarà di poco conto, tutt’altro.

Ritengo che uno degli effetti indiretti della manovra che si profila sarà di “obbligare” a considerare con maggiore attenzione l’opzione della previdenza integrativa o complementare che, com’è noto, non ha mai davvero sfondato nel nostro Paese. Al riguardo, allora, auspico che questa ulteriore manovra sul sistema previdenziale pubblico possa essere l’occasione anche per promuovere nella previdenza integrativa un salto di qualità: mi riferisco all’utilizzo di criteri di responsabilità sociale o sostenibilità, cioè sociali e ambientali, nella gestione dei fondi pensione.

Tali criteri, infatti, come ha documentato di recente un ampio studio di Eurosif sui fondi pensione aziendali in Europa, e come aveva già affermato un celebre report internazionale un paio d’anni fa, sono ormai considerati parte integrante del rapporto fiduciario fra chi mette le risorse, cioè i lavoratori, e chi è chiamato a gestirle. In altre parole, l’utilizzo di questi criteri rientra nei doveri fiduciari del buon gestore di un fondo pensione. Tra l’altro, come molte indagini hanno confermato, l’utilizzo di questi criteri su orizzonti d’investimento di lungo periodo, come appunto quelli che i fondi pensione si pongono per loro natura e missione, può consentire di ridurre il grado di rischio dell’investimento e di mantenere i rendimenti a livelli competitivi. Non a caso anche in Italia alcuni fondi pensione hanno iniziato a utilizzarli, sebbene la loro diffusione nel nostro Paese sia ancora lontana da quella raggiunta in diversi dei Paesi dell’Ue con cui solitamente ci confrontiamo.

Se, dunque, la riforma delle pensioni garantite dal sistema pubblico pare, almeno stando al giudizio dei più, ormai inevitabile e con ogni probabilità non di poco conto, mi auguro allora che almeno si possa accrescere, nel modo che ho accennato, la fiducia nelle forme di previdenza complementare. Credo sarebbe un’azione in linea col principio di equità, che spesso è stato richiamato come uno di quelli sui quali la manovra che si sta definendo sui conti pubblici avrà fondamento.

Risposta di Lucio Sgarabotto - I provvedimenti per sistemare il bilancio dello stato, anche per il ritardo con cui saranno presi, sono indispensabili. In tema di pensioni io sarei molto drastico: contributivo per tutti, anche per chi oggi gode già della pensione. In pratica a chi è già in quiescenza e ha una rendita mensile al di sopra di un certo importo, ad esempio 2.000 Euro, rivedrei l'importo percepito in base a quanti contributi sono stati effettivamente versati, così pensionati e pensionandi sarebbero tutti trattati allo stesso modo senza disparità, politici e amministratori pubblici compresi. Si farebbe un atto di giustizia, si colpirebbero solo le pensioni d'oro o quelle dei benestanti, lo stato risparmierebbe un bel po' di quattrini. Troppo radicale?



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