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Downgrade eurozona: che fare?

Per l'Europa questo stillicidio di downgrade significa una “persuasione morale” a fare in fretta le riforme strutturali necessarie.

di Giacomo Saver 16 gen 2012 ore 14:55
Domanda - Venerdì 13 gennaio scorso l’agenzia di rating Standard and Poor’s ha declassato il debito di 13 paesi dell’eurozona tra cui Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Austria. Sembra chiaro che il problema del debito pubblico non riguarda più solo i paesi che fino a qualche settimana fa erano considerati poco “virtuosi”, ma comincia a riguardare anche quelli che sembrava “al di sopra di ogni sospetto”. E si comincia a parlare di possibili downgrade anche per il Regno Unito.
 
Ma vengo alle domande.
 
1) Cosa vuol dire l’Europa questo stillicidio di revisioni al ribasso?
 
2) Come uscire da questa crisi che sembra diventare sempre più nera?

3) Siamo di fronte ad una crisi passeggera o a un mutamento strutturale della realtà economica internazionale?
 
4) Se fosse un mutamento strutturale, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Risposta - Le rispondo volentieri, punto punto:

1) per l'Europa questo stillicidio significa una “persuasione morale” a fare in fretta le riforme strutturali necessarie (potenziamento del fondo salva stati, modifica dei trattati, ampliamento dei poteri alla BCE e così via). Fino ad ora si è discusso molto ma si è fatto poco e il downgrade ha l'obiettivo di mettere le autorità politiche di fronte alle proprie responsabilità. Bisogna prendere provvedimenti concreti e non solo fare più dichiarazioni programmatiche.

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2) per uscire da questa crisi come detto poco fa occorrono misure concrete che diano una risposta a livello europeo a questi problemi. E' impensabile che siano i singoli governi nazionali ad affrontare ognuno per conto loro il problema della sostenibilità dei debiti pubblici. Bisogna prendere atto che occorre una risposta comunitaria.

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3 e 4) credo che occorra realizzare una vera Unione Europea e non solo un'unione monetaria tra stati diversi dal punto di vista organizzativo e soprattutto fiscale. Per il futuro credo che l'Europa non sarà abbandonata a se stessa ma che si troveranno soluzioni in grado di salvare l'euro.

Cordiali saluti
Giacomo Saver
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